Luciano Spalletti attiva l'antivirus per proteggere la sua Italia. Da se stessa. «Non vogliamo essere gli hacker di noi stessi, stiamo lavorando in maniera seria. A volte nelle partite si fa fatica ma dobbiamo dimostrare di saperci assumere questa responsabilità: puntiamo al massimo. Sappiamo da dove veniamo, sicuramente la cosa migliore è non dire a questi ragazzi che l'unico modo per indossare con orgoglio questa maglia è vincere». Alla vigilia dell'ultimo test con la Bosnia di questa sera nella sua Empoli («i biglietti li ho comprati tutti io per i miei amici», la battuta del ct), si parte con una buona notizia. «C'è ottimismo per avere Barella contro l'Albania», rivela Spalletti che significa in tempo per l'esordio europeo di sabato prossimo.
E poi una sacrosanta verità, che l'allenatore di Certaldo fa bene a tirare fuori dal cassetto dei ricordi, dove c'è chi l'ha infilata troppo in fretta, quasi fosse un semplice incidente di percorso. «Veniamo da una non qualificazione al Mondiale», il monito. Vero che trattasi di Europeo e quindi che l'Italia è campione in carica, ma il trionfo di Wembley è una storica parentesi in mezzo a due fallimenti, «una ferita aperta» per dirla con il ct pensando a Qatar 2022. Non è un mettere le mani avanti, ma l'invito a una presa di coscienza collettiva prima che tra una settimana, quando inizierà a rotolare il pallone in Germania, a qualcuno la memoria diventi improvvisamente corta.
C'è l'antivirus delle parole. Poi quello del campo. E Spalletti è in cerca continua di aggiornamenti. L'ultimo è il doppio play. Stasera vedremo Fagioli al fianco di Jorginho. Non solo una questione tattica, ma anche filosofica, di interpretazione. Una nuova via per un Europeo da protagonisti. Una ricerca della qualità figlia anche della presa di coscienza che questa non è Nazionale fisica e con tanti gol nel dna. «Bisogna esser bravi tecnicamente se vogliamo portare tutta questa gente dentro il campo - spiega Spalletti -. Ci vuole qualità e intelligenza tattica per fare questo lavoro, ci vuole un po' di roba in più rispetto a ciò che fin qui abbiamo fatto vedere. Se siamo troppo tesi è più difficile dettare il gioco. Dobbiamo stare più nel settore centrale, provare a comandare la partita».
Lì dove una volta c'era Pirlo. Del quale Fagioli intanto ha preso il «21». Perché ieri l'Italia ha dato i numeri. Restando in tema di qualità il «10» va a Pellegrini.
Di Lorenzo (2), Jorginho (8), Chiesa (14), Cristante (16), Bastoni (23), Meret (26) hanno tenuto quelli di Euro2020; cambiano solo Donnarumma che diventa il numero 1 e Raspadori che passa all'11. Scamacca prende il nove dopo l'investitura di Buffon a «Paolo Rossi dell'Europeo». Sono solo cifre ma possono aiutare a rendere l'antivirus inviolabile.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.