Ecco i club complici della Juventus, quelli che secondo la Procura di Torino sono i più esposti a condividere la responsabilità del sistema delle plusvalenze fasulle dei giocatori mettendo a rischio la «lealtà sportiva». Nella richiesta di custodia a carico dei vertici bianconeri i pm elencano le società legate da «collaborazione e partnership» frutto di «relazioni professionali e a volte personali tra dirigenti sportivi e manager», che mettono «in pericolo la lealtà della competizione sportiva». Il documento cita in primo luogo Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli e Udinese ma anche altri club italiani e esteri: «Grosseto, Parma, Pisa, Monza, Cosenza, Pescara, Lugano, Basilea, Olimpique des Alpes, Sion».
Non solo. Spunta anche un nuovo retroscena. Un incontro «organizzato in via riservata» tra Andrea Agnelli e i vertici di altre sei squadre di serie A. Con l'obiettivo di «aumentare i ricavi nel calcio». Altrimenti, sono le parole dell'allora presidente della Juventus, «ci schiantiamo piano piano». Secondo quanto ricostruito, la riunione citata si tenne in una tenuta a Fiano (Torino), all'interno del parco della Mandria, il 23 settembre 2021. I pm scrivono che all'incontro «avrebbero partecipato Percassi, ad dell'Atalanta; Preziosi, presidente del Genoa; Marotta, ex ad bianconero e attuale ad dell'Inter; Scaroni, presidente del cda del Milan; Stefano Campoccia, vicepresidente dell'Udinese; Fenucci, ad del Bologna.
Risultano avere preso parte anche Dal Pino, all'epoca presidente della Lega calcio serie A, e Gravina, numero uno della Figc (la loro presenza confermerebbe però che quella riunione fosse stata organizzata per discutere sui temi della riforma del campionato e della media company e anche la frase di Agnelli sarebbe riferita alle problematiche generali del sistema calcio, ndr)».
Resta il fatto che il confronto fra Juventus e Procura si inasprisce giorno dopo giorno. Per la prima volta nella sua storia la Juve, e di rimbalzo casa Agnelli, dopo decenni di dialogo si trovano in rotta di collisione con la Procura. Che i pm potessero e dovessero indagare non c'è dubbio. In casa Juve hanno preso male altri passaggi: come il comunicato che rendeva nota la richiesta di arresto per Agnelli, Fabio Paratici e il capo dell'ufficio legale Cesare Gabasio, respinta dal giudice, e il relativo ricorso: senza però specificare che il ricorso non aveva come obiettivo gli arresti ma solo l'interdizione dalle cariche.
Una omissione considerata in società quasi uno sgarbo. Anche così si spiega la durezza con cui ora lo staff legale della Juve ha deciso di battersi per togliere il fascicolo alla Procura torinese. Il 21 novembre la Procura aveva già rigettato la richiesta della Juve e ora nelle 26 pagine del ricorso alla Procura generale della Cassazione gli otto avvocati - con in testa l'ex ministro della Giustizia Paola Severino - accusano i pm di ostinarsi a tenere il fascicolo a Torino contro ogni norma.
Il comunicato del 20 settembre 2019, col quale secondo la Procura iniziano i reati, viene steso dalla Juve ma viene diramato alle 18.49.20" dal sistema informatico Sdir, con sede a Milano.
Questo radicherebbe la competenza dell'inchiesta nel capoluogo lombardo, come negli altri casi analoghi citati nel ricorso (da Fonsai a Monte dei Paschi). E se questa tesi venisse respinta, la Juve chiederà almeno di venire giudicata a Roma, dove ha sede il suo datacenter.
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