Il ciclone D'Onofrio, il capo dell'ufficio indagine dell'Aia arrestato nei mesi scorsi perché coinvolto in una indagine di narco-traffico, ha investito e decapitato la governance arbitrale italiana. Ieri, dopo una lunga e tormentata telefonata con il presidente della Figc Gabriele Gravina, Alfredo Trentalange, il presidente degli arbitri italiani, si è dimesso. Ha spiegato il suo gesto in video call ai presidenti delle macro-regioni in compagnia del comitato nazionale e raccontato il cambio, improvviso, di opinione fatto dopo il deferimento. «Non mi dimetto» ripetè quando il procuratore federale Chinè annunciò la conclusione dell'indagine interna e raccontò i motivi per i quali lo stesso Trentalange sarebbe stato rinviato a giudizio disciplinare.
Il presidente dell'Aia ha dapprima chiesto, attraverso i suoi legali tra cui il figlio di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, di essere ascoltato immaginando che le sue spiegazioni fornite avrebbero modificato la sua posizione. Poi si è dovuto arrendere dinanzi al pressing di Gravina. Il numero uno della Figc infatti lo ha informato di aver inserito, all'ordine del giorno del consiglio federale convocato per oggi, l'argomento scottante. Non solo. Nelle ultime ore aveva anche chiesto agli uffici di preparare lo schema per chiedere e ottenere il commissariamento dell'Aia da pubblicare sulla piattaforma a poche ore dalla riunione.
Dinanzi a quel bivio, se resistere ancora per poche ore o evitare all'Aia la seconda sberla del commissariamento, Trentalange ha pensato di fare un passo a lato, come si dice in gergo. Torinese con famiglia di origini pugliese, fischietto di media bravura, di professione formatore, molto apprezzato per la sua attività nel mondo del volontariato, Alfredo Trentalange è stato eletto nel febbraio del 2021 con il 60% dei voti battendo la concorrenza del presidente uscente Marcello Nicchi, alla cui epoca si deve l'ingresso di D'Onofrio nei ranghi della procura arbitrale.
Appena entrato in carica, partirono i primi provvedimenti nei confronti di alcuni arbitri coinvolti nell'affare delle note-spese gonfiate. Fu quello il segnale dato a tutta la categoria. Adesso, con le dimissioni, l'Aia potrà provvedere nei prossimi 90 giorni a indire nuove elezioni e a scegliere una nuova governance.
Nel caso fosse prosciolto dal procedimento sportivo, lo stesso Trentalange potrebbe anche ricandidarsi, possibilità esclusa al momento, come è stato confermato da una sua frase spedita a un amico sincero. «C'è un tempo per tutto» ha spiegato Trentalange.
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