Da Tonali a Leao e Kalulu CDK: "Qui si sboccia, così ho scelto il Diavolo"

L'entusiasmo di De Ketelaere: "A convincermi è stata la crescita di alcuni giocatori del Milan"

Da Tonali a Leao e Kalulu CDK: "Qui si sboccia, così ho scelto il Diavolo"

Il più gustoso retroscena l'ha raccontato uno dei suoi agenti che l'hanno seguito a Milano scortandolo nelle prime ore. Sono stati proprio loro i pazienti tessitori della trattativa che sembrava ormai tramontata dopo il burrascoso esito del vertice in Belgio nel quale Maldini e Massara erano rimasti spiazzati dalla scoperta che il Bruges aveva alzato il prezzo. Sono stati loro a promuovere l'incontro successivo di Lugano e a riavvolgere il nastro. «Dopo il primo giorno di Milanello lui ci ha chiamato nella sua stanza e ci ha abbracciato»: ecco il particolare che racconta più di cento dichiarazioni rese pubbliche durante la presentazione di ieri realizzata in inglese e scandita non da roboanti frasi. Il giovanotto sa di essersi iscritto al più prestigioso master calcistico italiano della durata di 5 anni per aggiungere al suo talento quello che serve, cioè esperienza internazionale, intensità e intelligenza tattica. «A convincermi è stata la crescita di alcuni giocatori del Milan» la frase più a effetto che offre la spiegazione del suo ostinato atteggiamento. Ha visto Kalulu, ha studiato Tomori, magari anche la traiettoria di Tonali e sicuramente quella di Leao e ha capito che questo era l'indirizzo giusto. «Quando ho notato l'intensità del primo allenamento ho capito perché hanno vinto lo scudetto» la scoperta di Charles De Ketelaere, uno che non si cura della pronuncia del suo cognome e nemmeno della scelta del numero sulla schiena, il 90, («come quello in Belgio»).

Piuttosto è consapevole delle difficoltà incontrate per ottenere il trasferimento deciso. «Sono state settimane difficili ma alla fine ho rinunciato a qualcosa e sono riuscito nell'intento» la confessione che coincide perfettamente con la ricostruzione dello stesso presidente del Leeds e con il futuro che può cominciare subito, già oggi a Vicenza con il primo assaggio di Milan e di calcio italiano («non vedo l'ora»). Rifugge dal paragone impegnativo con Kakà («spero di poter portare i suoi successi») dimostrando di conoscere anche le trappole della comunicazione, racconta della sua passione per gli altri sport (e per il tennis poi soppiantato dal calcio) e infine dimostra d'avere la bussola giusta per orientarsi durante la nuova destinazione.

Gli ha fatto effetto la telefonata di Maldini, è in attesa di Ibra (arriva a ferragosto a Milanello) per capire come si diventa Zlatan e il suo agente, vecchio sodale dello svedese, l'ha già raccomandato al leader del gruppo. Il resto è tutto condensato nei primi giudizi stregati raccolti in quel di Milanello dove l'aspettavano come una sorta di reliquia da venerare.

«Il talento si misura da come tocca la palla» racconta qualcuno. «L'importante è non avere alcuna fretta» spiega qualche altra fonte. E infatti Pioli non ha alcuna fretta se promette di impiegarlo pochi minuti a Vicenza e poi una partita intera 24 ore dopo con la Pergolettese.

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