Ulissi, l'antidepressivo del Giro a fior di pelle. Guerra Gazzetta-Rai

Tappa al giovane livornese: "Dedicato agli espertoni". E Cipollini giudice al "Processo" diventa un caso

Ulissi, l'antidepressivo del Giro a fior di pelle. Guerra Gazzetta-Rai

C i voleva la Madonna nera di Viggiano, patrona di Lucania, per fare la grazia. Non ancora un intervento deciso sull'infernale meteo, perché puntualmente si scatena il diluvio universale anche sul quinto arrivo consecutivo, dopo tutta una giornata controventissimo. Ma è comunque una concessione molto generosa: improvvisamente, riporta sulla carta geografica del ciclismo anche l'Italia. Per di più, è un ritorno giovane e pieno di significati: a firmare la riscossa è quel Diego Ulissi, 24 anni, livornese di Cecina, che si porta sulle spalle le speranze dell'intero movimento tricolore, quanto meno nel settore specifico delle corse di un giorno. Non appena si profila il primo arrivo in salita, Ulissi aspetta intelligentemente il finale e risolve la bagarre tra i big con uno scatto letale. Non è certo la fine della crisi, ma è decisamente una buona notizia. Ulissi c'è, Ulissi sta crescendo, Ulissi potrebbe davvero esserci in un domani meno depressivo di questo maledetto oggi senza aurore. È una gioia nazionale, ma Ulissi ne fa anche una questione personale: «In questo momento sto davvero godendo. Una vittoria contro grandi campioni dimostra che posso dire la mia: io certe volte sono un po' una testa di, non credo in me stesso, ma da oggi si cambia. Dedico il successo agli espertoni che sui giornali e sui siti dicono di me la cosa più antipatica: Ulissi non regge le corse sopra i duecento chilometri. Vorrei solo ricordare che tre anni fa, proprio al Giro, ho vinto la tappa lunghissima di Tirano, duecentoquaranta chilometri per la precisione. Comunque mi tappo le orecchie e vado avanti. Voglio crescere anno dopo anno, poi più avanti vediamo…».

Viggiano è il paese delle arpe, ma al culmine della salita non risultano suonati. I big, o sedicenti tali, arrivano tutti assieme e si danneggiano per modo di dire. Ottimo Evans a prendersi 6'' di abbuono e di morale. Tutti gli altri a marcarsi ossessivamente, stretti stretti, vicini vicini. Decisamente molto più acida e cruenta la guerra esplosa invece a bordo corsa, più precisamente nel dopocorsa. I grandi potentati del Giro sono ai ferri corti: Gazzetta contro Rai. Non che la storia del lungo matrimonio sia poi così romantica. Ma stavolta è rottura clamorosa. Al centro del caso un nome ingombrante: Mario Cipollini. La Rai decide di nominarlo giudice unico nel "Processo", che quest'anno prevede finalmente un dibattimento con accusa e difesa. A Bari l'esordio. Proprio per la prima udienza viene chiamato in aula anche il responsabile del ciclismo Gazzetta, Luca Gialanella. Non se ne parla neanche, la ferma risposta: io non salgo sul palco dove siede Cipollini. La Rai, che sulle questioni morali va sempre un po' in confusione, trasecola. Ma la Gazzetta è e resta il giornale che mesi fa ha sollevato il velo sui rapporti tenuti a suo tempo da Cipollini con il dottor Fuentes, il famigerato ginecologo prestato al doping titolare dell'Operacion Puerto, la madre di tutte le vergogne. Imbarazzi e gelo. Gialanella, dopo consultazione con i vertici milanesi del suo giornale, resta fermissimo sulla posizione: ne fa una questione di coerenza e di etica. La Rai, colta di sorpresa, perché evidentemente manco si era sognata di pestare una mina, balbetta e barcolla. Alla fine, però, ne viene fuori virilmente a modo suo: telefonata di scuse della conduttrice De Stefano allo stesso Gialanella, con la rassicurazione che Cipollini farà il giudice solo fino a sabato. Dopodichè, si cambia.

A quel punto, la Gazzetta scioglierà la pregiudiziale e si ripresenterà al "Processo". Sospiri di sollievo per tutti, questioni morali prontamente sventate. Il matrimonio è salvo: si può tornare a convivere felicemente. Da separati in casa.

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