Un rapporto economico e una proiezione di costi e benefici. Il Manchester United cerca, attraverso i numeri, di dimostrare all'opinione pubblica inglese che il nuovo stadio s'ha da fare. Perché di questo si tratta: un nuovo impianto accanto all'Old Trafford, il teatro dei sogni che dal 1910 culla le speranze dei nipoti calcistici di Bobby Charlton.
Al di là della Manica, insomma, giocano la medesima partita che si gioca al di sotto della Madonnina, dove il futuro dello stadio che porta il nome di Peppin Meazza resta ingarbugliato come il deflusso dopo un derby o una sfida di Champions. Sta di fatto che in Inghilterra l'approccio è british quanto Gerry Cardinale vorrebbe. «In Italia i tifosi credono che la squadra sia di loro proprietà», ha spiegato il numero 1 di Red Bird. «Sto cercando senza molto aiuto dall'ecosistema italiano - una partnership tra tutti i partecipanti alla catena del valore: i tifosi, il governo locale e nazionale, il capitale per costruire le infrastrutture. Abbiamo gli Europei in arrivo nel 2032 e sto cercando di fare uno stadio a Milano», l'analisi del manager americano.
Mister Ineos, sir Jim Ratcliffe, da socio di minoranza dello United tenta di fare lo stesso a Manchester: nuovo impianto da 100mila posti e parziale demolizione dello stadio attuale. Qualcosa di già ascoltato dalle parti della Scala del calcio, al netto di costi, tempistiche e giurisdizione di cui Inter e Milan stanno discutendo con il Comune. Per trovare sponda anche nei residenti, l'approccio usato in Inghilterra ha enfatizzato i benefici sull'intero territorio nazionale, oltre che sulla città di Manchester. Nel rapporto economico commissionato a Oxford Economics, si parla di uno di una rigenerazione dell'area da 7,3 miliardi di sterline l'anno per l'economia Uk, grazie anche a 92mila nuovi posti di lavoro e 17mila nuove case, per un potenziale di 1,8 milioni di visitatori l'anno.
Un approccio inglese al rinnovamento dell'area di San Siro, potrebbe avere un peso nell'accelerare il processo decisionale sull'ipotetico e futuro Meazza? «Certo», spiega Paolo Grignani, Senior Economist Oxford Economics, proprio la società che ha lavorato al report dello United. «Ragionare analiticamente su costi e benefici, realizzando che l'investimento avrebbe molte più ricadute economiche che disagi, sarebbe costruttivo per intraprendere un percorso di rinnovamento dell'intera area».
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