Doveva essere una festa, si è trasformata in una brutta consapevolezza: la Lazio è in crisi di risultati. Lo era prima della sosta, continua a esserlo dopo. Appena 7 punti conquistati, fra Europa League e campionato, nelle ultime 7 partite disputate. Troppo poco, al punto che la squadra di Sarri (foto) è prima retrocessa in Conference, la terza competizione Uefa, per poi essere declassata anche nella classifica della Serie A (era terza, ora è fuori dalla zona Champions). I biancocelesti, che oggi festeggiano il loro 123° compleanno, perdono l'occasione di accorciare sull'Inter, e vedono allontanarsi sempre di più la Juventus. Non solo, perché nella partita pareggiata ieri 2-2 con l'Empoli ci sono diversi motivi per preoccuparsi.
Il primo è extracalcistico: benché fosse squalificata la Curva Nord (per gli ululati razzisti rivolti a Banda e Umtiti nella gara giocata a Lecce il 4 gennaio), dai distinti si è sentito nitidamente un coro antisemita. Intonato in tre occasioni (sempre nel primo tempo), aveva già fatto scalpore a inizio novembre quando era stato cantato durante il derby: «In Sinagoga vai a pregare, ti farò sempre scappare, romanista vaffanc...». La Lazio aveva chiesto alle autorità di non squalificare la Curva, colpendo anche molti innocenti, ma di aiutarla a individuare i responsabili e sensibilizzare sulla tematica.
In campo, inoltre, la squadra di Sarri non è riuscita a gestire i due gol di vantaggio (autorete di Caputo dopo un tocco di Felipe Anderson, e Zaccagni), facendosi recuperare nel finale: prima la rete di Caputo, all'83', su contropiede di un calcio d'angolo laziale, poi quella, sugli sviluppi di un corner, di Marin, all'94'. Al fischio finale i fischi dei tifosi hanno espresso tutto il disappunto per il momento della Lazio. Che certifica la crisi di risultati.
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