Vlahovic torna a Firenze tra fischi e appelli di pace

Il serbo, forse in panchina, al Franchi dopo l'addio ai Viola. Che chiedono rispetto per l'ex

Vlahovic torna a Firenze tra fischi e appelli di pace

Il giorno del ritorno di Dusan Vlahovic a Firenze è arrivato. Stasera, andata della semifinale di Coppa Italia: DV7 al Franchi, forse da titolare o forse no. Perché Allegri ieri ha spiegato che «finora ha giocato tanto, devo valutare se schierarlo dall'inizio». Cambia poco, in realtà. Nel senso che gli occhi e la attenzioni dei 35mila presenti allo stadio ma anche di chi sbircerà la partita dal televisore saranno tutti per il serbo. Il quale pochi giorni fa ha fatto capire di non essere di ghiaccio e di provare sensazioni contrastanti circa il ritorno nella città e nello stadio dove è diventato grande. «Credo nell'intelligenza e nella cultura dei tifosi fiorentini si è augurato ieri il tecnico bianconero - Spero e credo che vivremo una bella serata di sport. Le cose preoccupanti in questo momento non sono il calcio, ma la guerra e vari problemi sparsi in giro per il mondo». Ragionamento impossibile da non condividere, pur se l'irrazionalità del pallone e di tutto quello che gli gira intorno è unica. Di suo, la Fiorentina ha cercato di tenere i toni bassi attraverso una nota in cui ha ringraziato «i tantissimi tifosi che saranno allo stadio. Li invitiamo a sostenere la squadra con tutta la loro passione, il loro cuore e la loro straordinaria ironia, facendo sentire per tutti i 90 minuti l'amore per i nostri colori, evitando cori razzisti e discriminazioni che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura e la nostra storia».

Iniziativa apprezzabile, certo che sì. Anche se è inevitabile che DV7 venga preso di mira, sia che scenda in campo da titolare sia che parta dalla panchina: «Lui è sereno e tranquillo ancora Allegri Deve rimanere così, altrimenti non giocherebbe più contro la Fiorentina. Serve ancora un passaggio per la maturazione finale». Magari arriverà stasera, appunto, aspettando poi la sfida di campionato del 22 maggio: ultima di campionato, chissà se decisiva per un obiettivo importante, magari lo scudetto (addirittura) o un piazzamento Champions che la Juve non può comunque fallire.

Sarà in ogni caso una serata speciale. Di quelle che i tifosi viola non dimenticheranno. E che farà il paio con altri momenti analoghi già vissuti nel passato. Aspettando che Chiesa torni per la prima volta da avversario al Franchi con la maglia bianconera, negli ultimi anni è già successo a Bernardeschi (stasera assente, come altri otto juventini), andato anche a segno su punizione.

Prima di lui, il 6 aprile 1991, era stato invece Roberto Baggio il protagonista: fu il giorno in cui il Divin Codino si era rifiutato di tirare un rigore, per poi raccogliere una sciarpa viola quando era stato sostituito prima di tornare negli spogliatoi. Altri tempi, altro calcio e altra poesia applicata al pallone. Stasera, chissà.

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