Vucinic l’intoccabile l’uomo d’oro di Conte

Il "genio incostante" è presenza fissa nella Juventus. "È un atipico: non segna molto ma fa gol pesanti"

Vucinic l’intoccabile  l’uomo d’oro di Conte

Torino - Il genio (minuscolo, per ora) è uscito dalla lampada. E la Juve ringrazia. Secondo gol in tre partite, più tre pali e giocate da calciatore in grado di fare la differenza. Mirko Vucinic si sta prendendo la Juventus: pian piano, forse troppo per quelle che erano le speranze di inizio stagione e per poter pensare di tornare davanti al Milan, almeno in campionato. Però è un fatto che, quando il montenegrino gira, tutta la squadra ne beneficia.

Del resto i piedi sono quelli del genio, appunto. Lui stesso, però, qualche mese fa aveva confessato: «A volte mi riguardo in tv, e mi dico: “Sembra davvero che in campo pensi ai cavoli miei”. Così non è, però». Comunque sia, la Juve lo ha acquistato per fargli parlare lo stesso linguaggio di Pirlo: solo che l’ex milanista non ha mai nemmeno balbettato mentre lui, il numero 14 ex giallorosso, a volte se n’è stato proprio con la bocca cucita. Non pervenuto, al punto che anche i tifosi dell’Olimpico juventino lo hanno fischiato. «Non potevo lasciarlo fuori, anche se qualcuno avrebbe voluto», ha spiegato Conte dopo la magica serata di Firenze.

Fiducia a prescindere, insomma, per quello che in estate era stato presentato come un potenziale top player: «Non ha ancora dato il meglio di sé - si era detto convinto il tecnico bianconero -. Starà a me fare in modo che lo faccia». «Credo in effetti di non avere ancora reso per quello che posso», aveva rilanciato il montenegrino con la proverbiale aria assonnata. Su di lui, Conte ha lavorato di cesello e psicologia.

E quando si è reso conto che da punta centrale - ruolo per il quale era stato acquistato - il rendimento non era quello desiderato, lo ha spostato a sinistra facendolo però sempre sentire importante. Lo stesso hanno fatto i suoi compagni, che pure avrebbero apprezzato un pizzico di mira in più sotto porta. Poi, quando a Bologna Pirlo lo ha messo davanti a Gillet con la solita magia, il numero 14 ha ringraziato con un tocco sotto degno di chi ha nei piedi una marcia in più.
«Nella vita tutto si può migliorare - ha detto ieri Alessandro Lucci, il suo manager, a tuttojuve.com - ma le sue prestazioni sono sempre state utili. Mirko è un attaccante atipico: è un errore considerarlo per la quantità di gol che segna. Le sue reti sono pesanti in qualità, nel senso che spesso hanno deciso le gare importanti. La sua grande forza è la normalità. Poi, piuttosto che segnare quindici gol e non raggiungere l’obiettivo, è meglio farne qualcuno in meno, ma di pesante, e arrivare là dove si vuole». A vestirsi di tricolore, ovviamente. Comunque sia, fino adesso: cinque gol, una manciata di assist e tre pali nelle ultime uscite sono bilancio certamente migliorabile ma soddisfacente almeno per Conte, che lo ha appunto sempre ritenuto intoccabile a differenza degli altri attaccanti in rosa. Il classico genio e sregolatezza da coccolare e pungolare.

Intanto, dietro Mirko è rinata una squadra che pareva a secco di energie e che invece ha eguagliato il primato di imbattibilità di 28 partite che era della Juve di Capello.

E se dei cinque gol segnati al Franchi uno solo è arrivato grazie a un attaccante, si torna a pensare «poco male»: tanto lo sanno ormai anche i sassi che in estate la Signora andrà a caccia di un vero bomber. Da piazzare vicino a Vucinic: il Genio Incostante.

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