La storia infinita del «massacro» di Genova

(...) Lo confermano indirettamente anche i timori espressi dai sindacati: una nota diffusa ieri da Slc-Cgil, Slp-Cisl, Uil-Post e Ugl-Com ricorda innanzi tutto come, «nello scorso mese di luglio alcuni articoli pubblicati sulla stampa locale avessero già evidenziato una possibile volontà di Poste Italiane relativa al trasferimento di attività delle due realtà produttive genovesi, con l’obiettivo di concentrarle presso altra sede». Oggi l’ipotesi, a quanto pare, diventa realtà: «Alcuni recentissimi fatti - spiega ancora il comunicato sindacale - come il rallentamento delle attività, la mancata conferma di funzioni in Postel e l’incompleta assegnazione di ruoli e funzioni nella società PostelPrint hanno allarmato ulteriormente i lavoratori e i sindacati». Fino alle annunciate dimissioni di Camia.
Ma se i rappresentanti dei lavoratori non si rassegnano - «alla luce dello stato di incertezza, siamo nettamente contrari al trasferimento in altre sedi di attività, sia della sede di via Manara, sia dello stabilimento di Multedo» - l’ex sottosegretario Gagliardi, attuale vicepresidente del consiglio comunale, passa al contrattacco. A suo giudizio, intanto, le dimissioni dell’amministratore delegato rappresentano l’ultimo atto della progressiva «romanizzazione» di un gioiellino genovese dell’alta tecnologia. Dopo un periodo in cui l’azienda era partecipata paritariamente da Elsag e Poste Italiane, durante il primo governo Prodi ha subito la sorte di tante aziende italiane e genovesi «svendute al miglior offerente per fare cassa». Postel, dunque, venne ceduta interamente a Poste Italiane «dando inizio alla sua postal-romanizzazione». Da allora sino ad oggi si è verificato un continuo stillicidio di trasferimenti di poteri e competenze verso la capitale. «La nostra città - aggiunge Gagliardi - perse alla fine degli anni novanta decine di attività produttive piccole, medie, grandi, anche per decisioni romane della "razza padrona" diessina e per l'ignavia dei ministri e dei parlamentari liguri, dei politici locali dei partiti di sinistra: Burlando, Vincenzi e Pericu in testa». Lunga la lista di questo che il consigliere azzurro definisce senza mezzi termini «un massacro»: Elsag Bailey, Ip, Ansaldo, Eridania, le principali, ma anche Aura Dolciaria, Cael, Davide Campari, Centro Morigallo dell’Enel, ex Italcad, Fil Plastic, Fonderie San Giorgio, Fratelli Pagano Arti Grafiche, Grafoplast, Sil Leasing, Sicao, Sipap, Teli. E inoltre: Fondiaria Assicurazioni, Finmare, liquidata e trasferita a Napoli, la compagnia di Genova del gruppo Ras, «emigrata» a Milano, Corsica Ferries, a Savona, De Langlade & Grancelli, in Puglia, General Accident, Grendi, Morteo, Palmera, P&O Nedlloyd, Società produzioni alimentari, sede regionale Telecom, Uap Assicurazioni... «In compenso abbiamo assistito al dilagare delle cooperative rosse emiliane. E ora, siamo all'ultima ferale decisione - conclude Gagliardi -.

A seguito delle dimissioni di Camia, avremo un nuovo amministratore delegato di sicura fede sindacal-romano-postale e un'altra realtà produttiva abbandonerà per sempre l'ex-Superba. Farò un’interpellanza urgente al sindaco. Vedremo, questa volta, cosa mi risponderà Marta Vincenzi».

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