Le stranezze nel mondo del golf

Le stranezze nel mondo del golf

Drive contro putt
L’ultimo in ordine di tempo è stato Le Point, ma basta sfogliare la stampa non specialistica e si capisce che tutti sono matti per loro. Sono le modelle del golf, le Paris Hilton dei green. Intendiamo dire i Drive. Adesso quelli della Taylor Made (si accettano prove gratuite, o regali, o assaggi eterni) si sono inventati un certo R7: chi la chiama mazza è condannato alla fucilazione. Ha quattro pesi removibili in testa con i quali si può modificare la parabola del colpo. Shaft colorati e insomma "fichizia" dall’ultimo grido. Ma modestamente ci viene da chiedere: non è troppo? In fondo il numero uno si utilizza massimo 14-15 volte in 18 buche. Insomma vale 14-15 colpi. E i putt almeno il doppio. Perché li trascurate? Aridatece il putt. Ci manca.

Canguri contro pecore
Si tratta di uno dei fotografi più ricercati dello sport. E gioca pure a golf. Ne è uscito un libro - indovinate su cosa - per la Rizzoli: "Campi da golf nel mondo" di David Cannon. Sì, certo, ci sono gli stupendi paesaggi di Mauritius, gli scorci del Kauri Cliffs in Nuova Zelanda o i mitici links scozzesi. Ma a noi sono piaciuti gli animali. La pecore che pascolano nel Royal North Devon Golf Club in Inghilterra. O i canguri che giocano sulla 13 del Lake Karrinyup Country Club di Perth in Australia. O la bellissima giraffa alla 1 del Leopord Creek Country Club a Malelane in SudAfrica. Ah, che belle razze! I nostri greenkeeper impazziscono per i cinghiali. Immaginatevi una placida giraffa su un green dell’Acquasanta.

Vero o falso
Shangai ne è la patria. A due passi dal Grand Hyatt, l’albergo con la reception al 53° piano. Ma anche dietro al Bund. Sono negozi con attrezzature golfistiche. All’apparenza gli shopping center meno luccicanti in assoluto. Quattro bastoni buttati là. Due scatole di Titlest andate a male. Qualche b52 ancora incartata singolarmente come si usava da noi negli anni Ottanta. Insomma, il minimo. Ma basta chiedere e vi sarà dato. "Something not regular?" Oppure "Fakes?" e vi si aprono le porte del paradiso. Tutto, ma proprio tutto il falso falsificabile.

Compaiono all’improvviso migliaia di bastoni luccicanti, wedge di tutti i tipi e aperture, drive come se piovessero e set completi. Tutto rigorosamente made in China e a un decimo del prezzo. Provare per credere. Ma non credere di provare.

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