Straniero e clandestino. Ma per il giudice può stare a Milano

Hade M. è un uomo molto fortunato: come clandestino, infatti, è stato espulso dall’ufficio immigrazione della questura di Milano ma il giudice di pace ha sentenziato che resterà in Italia. Come? Questo è ancora da stabilire, visto che un permesso di soggiorno per clandestini non è ancora stato inventato. Ma tant’è.
Quarant’anni appena compiuti, originario del Burkina Faso, quest’operaio residente a Trezzo d’Adda e assunto in un’industria chimica locale, lo scorso 13 dicembre si presenta negli uffici dell’immigrazione della questura, in via Montebello, per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Ai poliziotti mostra la fotocopia del permesso di soggiorno (e la denuncia di smarrimento, guarda caso, dell’originale, nel novembre 2010!). Dopo aver espletato i controlli di rito gli agenti allo sportello non riescono a credere ai loro occhi: l’immigrato è andato a rinnovare un permesso che è..Falso! E infatti il documento non esiste nella loro banca dati né con quel numero né con quel nominativo. Eppure con quel permesso falso Hade ha ottenuto la patente dalla motorizzazione di Bergamo e la carta d'identità dal comune di Trezzo. A suo dire ha anche contratto un mutuo.
Alla polizia, che gli contesta la validità del documento, l’immigrato preferisce non dichiarare nulla in merito al suo ingresso in Italia, sia sul come che su quando è avvenuto. Così lo indagano a piede libero per il permesso di soggiorno falso e per il reato di clandestinità e viene espulso.
Hade non si dà per vinto. E inoltra un ricorso. Davanti al giudice di pace lo straniero dichiara così di essere rientrato a settembre del 2010 dalla Francia, dove, sostiene, l'hanno controllato e non hanno avuto alcun sospetto sulla validità del suo permesso. Inoltre giura che, negli anni scorsi (a sentire lui si troverebbe in Italia dal 2003) ha avuto altri permessi di soggiorno e li mostra, in fotocopia, al giudice. Con l’aiuto del suo avvocato spiega anche di pagare regolarmente le bollette, l’affitto e i contributi.
Il giudice di pace, dopo aver esaminato la documentazione che a suo giudizio è autentica - ma che in via Montebello non hanno mai visto - annulla il provvedimento di espulsione. Nelle motivazioni della sentenza non entra nel merito della questione, ma si limita a dichiarare che la ragione che ha spinto l’ufficio immigrazione a espellere Hade è errata: senza aver fatto alcun riscontro incrociato con la polizia giudiziaria (necessario in caso di persona che ha prodotto un falso e che è pensabile possa rifare la stessa cosa per provare a salvarsi) il giudice crede a tutto quanto prodotto dall’avvocato difensore.


Poco importa se all’ufficio immigrazione negli ultimi tempi hanno riscontrato un considerevole aumento di documentazione falsa presentata ai giudici di pace da chi fa ricorso all’espulsione. Ora la polizia si trova in una situazione singolare: deve annullare l’espulsione a un clandestino che ha vinto il ricorso ma al quale non può dare un permesso di soggiorno perché resta clandestino.

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