Lo stratega del leader gollista: «Così faccio vincere Nicolas»

François de la Brosse, l’uomo comunicazione: «Abbiamo puntato sulla sua identità che è marcata e su un tema forte: il valore lavoro»

nostro inviato a Parigi
Missione compiuta: Sarkozy è al ballottaggio. E una parte del merito è di François de la Brosse, il suo direttore della comunicazione. Quando circa un anno fa gli venne affidato questo incarico molti rimasero perplessi. Che fosse un mago della pubblicità e del marketing era noto, ma campagne elettorali prima d’ora non ne aveva mai fatte. Ora però tutti lo ammirano e lo rincorrono. La settimana scorsa un gruppo di esperti americani, tra cui lo spin doctor del governatore californiano Arnold Schwarzenegger, è giunto in missione a Parigi ed è rimasto impressionato dalle tecniche usate nella campagna elettorale francese; in particolare dalla sua creatura, il sito Sarkozy.fr, giudicato «un clic davanti a tutti». François de la Brosse ha concesso questa intervista al Giornale.
Quali sono stati i punti vincenti della campagna?
«La chiarezza e la precisione del messaggio. Abbiamo puntato sull’identità di Sarkozy, che è molto marcata, e su un argomento forte: il valore lavoro. Lo scopo: convincere i francesi che liberando le energie del Paese, oggi compresse dalle 35 ore, l’economia poteva ripartire. Poi abbiamo insistito sui temi correlati: la lotta alla disoccupazione, il potere d’acquisto, la casa. E abbiamo avuto ragione».
Durante la campagna, durissima, Sarkozy è stato attaccato personalmente con molta aggressività, ma ha deciso di non replicare, perché?
«Per una ragione molto semplice. Le presidenziali sono come una finale sui cento metri. Ma alle Olimpiadi non ho mai visto un atleta che guarda attorno per vedere cosa fanno gli altri. Pensa solo a correre più velocemente possibile. Sarkozy si comporta allo stesso modo: se pensa agli avversari inevitabilmente rallenta. E invece deve tirare dritto, per arrivare primo».
Non rischia però di finire sulla difensiva?
«Non credo. Non abbiamo evitato il confronto sui contenuti; anzi spesso siamo stati noi stessi a lanciarlo come sull’identità nazionale. Abbiamo però rifiutato la polemica personale, che peraltro è estranea alle tradizioni della Francia».
Eppure molti francesi ritengono Sarkozy instabile, nevrotico, addirittura pericoloso, come mai?
«Perché fino a un mese fa era ministro degli Interni ovvero il poliziotto di Francia: un posto alquanto impopolare. Non a caso quando era alle Finanze aveva un’immagine molto positiva e non faceva paura. Tutto quel che si dice oggi sul suo conto è strumentale. Chi lo conosce sa che Sarkozy è una persona perbene, leale, affabile. Con Ségolène è l’opposto: quando la conosci la stima diminuisce».
Le tv sono state ancora una volta decisive?
«Continuano a essere importanti, ma meno. La vera novità di questa campagna è internet. Nel luglio dell’anno scorso ho proposto a Sarkozy una strategia molto semplice. Gli ho detto: Nicolas, tu hai bisogno di avere un media a tua disposizione, da cui parlare di quel che vuoi senza limiti, senza deformazione, rivolgendoti direttamente all’elettore. A lui l’idea è piaciuta e siccome internet ad alta velocità e molto diffuso in Francia, l’ho convinto a creare una tv online, battezzata con le sue iniziali (NStv), in grande evidenza sul sito Sarkozy.fr».
Con quali risultati?
«Strepitosi. Il 39% degli elettori ha usato internet per informarsi in campagna elettorale e il nostro sito è stato giudicato da un’indagine di mercato, di gran lunga più convincente rispetto a quelli della Royal e di Bayrou. Il nostro sito è stato visitato da 2,3 milioni di persone, che hanno consultato 36 milioni di pagine e visto 6,8 milioni di filmati».
Ora inizia la campagna per il secondo turno, cambierete strategia?
«Sulle linee di fondo no. Oggi tutti - giovani e vecchi, di destra e di sinistra - riconoscono che la Francia è in difficoltà e che deve cambiare. La domanda che porremo con insistenza è la seguente: chi ha maggiori chances di risollevare la Francia? Chi è il più coraggioso, il più solido, il più dinamico? Non tutti condividono le idee di Sarkozy, ma è innegabile che abbia molta più leadership e personalità di Ségolène».


Ma la Royal è una donna e sa valorizzare la propria immagine...
«La Francia è un Paese serio. Non chiede un candidato che sorride, ma un presidente autorevole, determinato e competente. Per questo il 6 maggio vinceremo».
marcello.foa@ilgiornale.it

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