Striscioni razzisti a San Siro Il giudice squalifica la curva

Novità del codice di giustizia: stadio vietato agli interisti del settore che ha esposto le scritte. Moratti: "Molto severi, dovremo stare attenti"

Striscioni razzisti a San Siro 
Il giudice squalifica la curva

Milano - San Siro chiude a «zona», secondo anello, quello della curva nord dove tutto è possibile. O, almeno, lo era: motorini che volano, insulti e cori che partono, striscioni che si dispiegano per mandare i napoletani nella fogna o di peggio. Ci fu un derby in cui comparve la scritta: «Milanisti ed ebrei, per voi stessa fine».

Quella volta ci pensò l’avvocato Prisco: salì in curva e riportò tutti alla ragione. Stavolta che l’Inter ha vigilato con meno attenzione, ci ha pensato il giudice. Sentenza nuova ed innovativa, una chicca dei regolamenti studiati e riveduti durante il commissariamento di Luca Pancalli. Per la prossima partita casalinga, mercoledì 31 ottobre contro il Genoa (l’Inter giocherà le prossime due partite in trasferta), la curva nord del Meazza resterà vuota, non il resto dello stadio. Prima assoluta, sospirone di sollievo per la società che poteva passare dalla multa alle porte chiuse, soprattutto di questi tempi in cui i prefetti non ci mettono niente a negare l’accesso (oggi, per esempio, ci sarà la decisione che riguarderà Roma-Napoli). La nuova norma risponde all’articolo 18,comma1 del codice di giustizia sportiva, dove vengono elencate le sanzioni applicabili alle «società che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali e di ogni altra disposizione loro applicabile».

Tra queste «l’obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori ». Il giudice ha spiegato che in tre successive circostanze, e per qualche minuto, sono stati posizionati striscioni di notevoli dimensioni (metri 5 x 1,5 circa) recanti insulti ai tifosi e, soprattutto, alla loro città di appartenenza. Poi si sono aggiunti cori anche aggressivi. Davvero troppo. Tifosi della curva al bando, multa di 30mila euro alla società. Eguai a chi ci riproverà perchè il futuro potrà riservare di peggio. Sentenza copiata da quelle dell’Uefa, l’Inter ormai è abituata a difendersi ed a subire nei tribunali sportivi: si tratti di Italia o Europa.

Si è visto di tutto, oltre al lancio del motorino: i seggiolini divelti dopo la partita con l’Alaves, la pioggia di razzi e petardi durante il derby di Champions league, il suo pullman bersagliato dalle molotov, le bottiglie piene di catrame lanciate contro i locali gestiti da Vieri e Cannavaro. Ogni tanto la fantasia dei tifosi nerazzurri va fuori giri. Strano che nessuno riesca mai a stanarli e fermarli. Moratti e la società hanno chinato il capo. Non c’è benedizione, ma neppure maledizione. «Non avevo pensato a questa eventualità », ha detto il presidente. «Mi sembra un provvedimento di notevole severità. Se questa è la linea bisognerà fare molta attenzione».

Ora i legali nerazzurri studieranno caso e materia. Di certo gli abbonati avranno buttato i soldi di una partita: se vorranno vedersi Inter- Genoa dovranno pagare il biglietto in altro settore dello stadio. Che poi qualche tifoso (Fidanza, capogruppo di An al Comune di Milano) definisca «delirante, oltre la decenza» la sentenza, fa parte della libertà di opinione: sua e di quelli che giudicano ciò che dice. Invece la rabbia di Elisabetta Pasini, presidente della Pro Sesto, squadra di serie C1, è ampiamente giustificata. «Gli striscioni anti Napoli valgono la chiusura di una curva e 30mila euro di multa. Gli incessanti e reiterati cori razzisti nei confronti di calciatori di colore di serie C valgono non più di 5.000 euro». Il giudice prenda appunti e provveda.

Intanto ieri all’Inter è andata storta su tutto il fronte: l’Uefa ha sospeso per una giornata Chivu e Suazo (espulso). All’attaccante è stato riconosciuto il contatto fisico, da espulsione, con l’avversario, non l’atto violento. I filmati tv gli hanno dato una mano. 

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