Sudan, la terra dei faraoni neri Alla ricerca dell'oasi che non c'è

Sudan, la terra dei faraoni neri  Alla ricerca dell'oasi che non c'è

Khartoum,vista dall'alto, sembra una città di terracotta. Invece è una moderna metropoli africana - nove milioni d'abitanti - che si confonde, o sarebbe meglio dire, si mimetizza nel giallo-ocra delle sabbie del deserto del Sahara. Tutto intorno alla città, per migliaia di chilometri quadrati, lande aride e stupefacenti paesaggi di roccia. E un'unica linea verde a forma di serpente: il Nilo. Il grande fiume o fiume della vita che scorre per seimilacinquecento chilometri «nasce» a poca distanza da Khartoum dalla confluenza dei suoi due più importanti affluenti: il Nilo Azzurro che sgorga dal lago Tana in Etiopia e il Nilo Bianco che invece ha origine dal lago Vittoria in Africa centrale.
Difficile immaginare il Sudan senza Nilo, fonte di vita e di ricchezza, ma anche causa di interminabili contrasti con l'Egitto - e tra le dieci nazioni che attraversa - per la spartizione e l'utilizzazione delle sue preziose acque. Difficile immaginare il Sudan senza il suo deserto. Da Khartoum si parte in direzione nord. Alla ricerca dell'oasi che non c'è, la mitica Zerzura. Sulle tracce del conte Laszlo Almasy, aviatore ed esploratore ungherese, protagonista del film «Il paziente inglese». Zerzura non è ancora stata trovata. Ma in molti l'hanno cercata. Ed è stata pure al centro delle dotte disquisizioni della Royal Geographic Society di Londra. Qualcuno sostiene che è solo una delle leggende raccontate nei bivacchi davanti al fuoco nelle notti africane talmente stellate da far pensare che la volta celeste possa cadere giù da un momento all'altro. O che sia uno dei tanti miraggi che di giorno s'intravedono all'orizzonte e non finiscono mai d'ingannare il viaggiatore. Chissà.
L'antica Nubia, terra dei faraoni neri, vanta una storia ricchissima. Nell'antichità corrispondeva al basso Egitto. Perciò conserva siti archeologici di maestosa bellezza. Dalla necropoli di Nuri, nell'area di Jebel Barkal, la montagna sacra al dio Amon, patrimonio Unesco, fino a quella di Meroe, un complesso archeologico di 40 piramidi che a differenza delle sorelle egiziane erano monumenti funerari e non camere mortuarie.
La Nubia poi fu regno cristiano dal VI al XIV secolo. Terminò con le invasioni islamiche che ne cancellarono l'esistenza e ogni segno tangibile. Rimangono di quel periodo solo pochi resti di chiese copte a Old Dongola e qualche capitello decorato con le caratteristiche croci. Oggi il Sudan è un paese di stretta osservanza islamica - permessa la poligamia, severamente vietati gli alcolici anche ai turisti. Fino al gennaio 2011, quando un referendum sancisce la nascita del Sudan del Sud, era lo Stato più esteso d'Africa, terra di mezzo e crocevia tra le popolazioni mediterranee di stirpe araba e le etnie nere delle zone equatoriali. Una mescolanza che ha addolcito sia i tratti culturali che l'aspetto. I nubiani per il loro fisico slanciato e i lineamenti aggraziati erano arcieri (e concubine) apprezzati e richiesti nelle corti mediorientali.
La vita rurale, oggi come tremila anni fa, è concentrata nei villaggi lungo il Nilo che, nonostante la presenza di sei cateratte che a tratti ne impediscono la navigazione, costituisce la principale via di comunicazione interna.
«Il Sudan è un paese diverso da qualsiasi altro che unisce l'ospitalità delle genti arabe all'allegria del mondo africano» racconta Maurizio Levi, esperto di deserti, affascinato da questa terra al punto da creare nel 1999 l'Italian Tourism Company, prima società sudanese a capitale italiano del settore. «Quando ci sono arrivato il turismo non esisteva. E così ho dovuto inventarmelo». Dodici anni dopo gli arrivi italiani non superano le 150 presenze nell'arco dei dodici mesi. Anche per questo il Sudan regala emozioni autentiche. «Da Khartoun si parte per l'ultimo viaggio esplorativo che si può fare nel Sahara. Si arriva cioè al Jemel Uweinat, al confine con Libia ed Egitto, in una zona appena riaperta agli occidentali».
Il Jemel Uweinat è la leggendaria montagna grigia, un'isola di roccia in un mare di sabbia, che fu identificata per la prima volta da un principe egiziano, Hassanein Bey, meno di un secolo fa. E che negli anni Trenta è stata esplorata dal conte Laslo Almasy che scoprì alcuni siti di arte rupestre ancora intatti. Proprio tra questi anfratti potrebbe celarsi la mitica Zerzura, l'oasi che non c'è.
Prima della partenza un consiglio: «Sudan, Nubia e Regioni del nord» di Maurizio Levi, Le guide del viaggiatore. Un prezioso manuale che è anche un libro avvincente che si legge tutto d'un fiato. Contenitore di storie e di vicende legate al deserto e alle sue epiche esplorazioni.


E due proposte di viaggio: Nubia, Il Regno dei faraoni neri: 9 giorni, tutto compreso, in campo tendato fisso e resthouse, 2850 euro. E: I tre deserti e il Jemel Uweinat, 16 giorni nel deserto, 3380 euro. I Viaggi di Maurizio Levi, via Londonio 4, Milano. Tel.02 34934528 www.deserti-viaggilevi.it

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