Sui social vincono i belli. Nel pop chi ha talento

Nell'era dell'immagine a tutti i costi le nuove star esaltano i propri limiti fisici

Sui social vincono i belli. Nel pop chi ha talento

Prendete esempio dal pop. Nell'epoca in cui l'immagine conta (quasi) più di tutto, il pop si smarca e sforna sempre più protagonisti che se ne fregano dell'immagine stereotipata imposta dai filtri del linguaggio social. Ad esempio Lizzo e Lewis Capaldi, due che annientano ogni cliché e che sono tra i più ascoltati, discussi, cliccati di queste settimane. Lei sovrappeso e aggiungere «lievemente» sarebbe negare l'evidenza. Lui non proprio fisicato come da comandamento della popstar under 30. Eppure.

Le loro immagini sono il miglior anticorpo alla dittatura dell'apparenza. All'apparenza Lizzo e Lewis Capaldi avrebbero potuto fare di tutto tranne che dominare le classifiche oppure diventare trend topic. Non fossero cantanti, sarebbero ancora bullizzati come lo sono stati da bambini. Infatti, «vi faccio divertire per sconfiggere i bulli» ha detto a luglio Lizzo, al secolo Melissa Viviane Jefferson, nata a Detroit nel 1988, cresciuta a Houston e approdata poi a Minneapolis giusto in tempo per debuttare con il primo disco e diventare passo dopo passo un'artista da 3 Grammy Awards. Oggi, grazie anche al singolo 2 be loved, ha 25 milioni di followers su TikTok, il social (specialmente) per giovanissimi che crescono con il luogocomunismo della perfezione fisica anche a costo di inventarsela. «Non faccio esercizio per avere il corpo dei vostri sogni, ma quello dei miei. E la salute non è solo quel che appare all'esterno». Lizzo, che ormai è una dei pochi ad azzeccare due singoli stravenduti di seguito (il primo è stato About damn time, sempre dal disco Special), è l'antibiotico perfetto per il batterio del «body shaming», degli insulti politicamente scorretti, idioti e infamanti all'aspetto fisico. Rolling Stone Usa ha deciso che il disco di Lizzo è «l'album più sfacciatamente gioioso, diversificato dal punto di vista sonoro ed emotivamente profondo pubblicato da una major dai tempi di Lemonade di Beyoncé» e questa recensione dovrebbe far riflettere i giovanissimi che declinano il successo con l'unica grammatica dell'apparenza. Insomma Lizzo è il personaggio del momento, il 2 marzo 2023 sarà al Forum di Assago e qualche settimana prima, forse chissà, potrebbe arrivare come super ospite al Festival di Sanremo. Chi meglio di lei sul palco di Amadeus?

In fondo anche l'altro antieroe del pop è passato nel 2020 dal Festival di Sanremo sull'onda della sua prima canzone di strepitoso successo, Someone you loved. E Lewis Capaldi ci è arrivato senza sprizzare superlativi o finta allegria: «Porto sul palco la mia tristezza». Scozzese di Glasgow, classe 1996, padre di origini italiane (da Picinisco, provincia di Frosinone), aspetto fisico che una volta si sarebbe definito da «nerd»: capelli rossi, girovita abbondante, viso paffuto e carnagione tipo lenzuolo bianco. Se ci aggiungete molti tic, una propensione importante al «junk food», ossia al cibo spazzatura, e la sindrome di Tourette che gli fa regalare parolacce a volontà, ecco il ritratto dell'anti popstar. Non a caso, lui si definisce «una popstar in carne»...

Eppure oggi, a poche settimane dall'uscita del singolo Forget me, si capisce perché questo ragazzone, che fino a poco tempo fa viveva a casa dei suoi, ora vale 150 milioni di sterline. Ha talento, e non è poco nell'era dei «senza talento che diventano famosi per non averlo». In più ride sopra ai propri limiti fisici e basta dare un'occhiata al video di Forget me che esalta rotondità, doppi menti e pallori in netta controtendenza con gli implacabili dettami social. Insomma, pop magister vitae. Come peraltro è sempre stato. Dal «nasone» della sublime Barbra Streisand (mai passato dal chirurgo estetico) fino alla dentatura di Freddie Mercury (Brian May e Roger Taylor non lo volevano nei Queen: «Non con quei denti»), nella musica leggera il talento ha sempre scavalcato i luoghi comuni. Anzi, spesso il limite fisico è stato un incentivo in più, ovviamente se supportato dall'inevitabile unicità. Ora i tempi sono cambiati. Più che la qualità spesso si celebra la quantità (a parte i Maneskin che ieri con The loneliest avevano il brano più ascoltato al mondo).

E all'eccezione si preferisce la regola, meglio se è quella stabilita dai filtri di Instagram oppure dai logaritmi di Google. Perciò oggi Lizzo e Lewis Capaldi rappresentano una forma di resistenza che, a modo proprio, è quasi punk. E, soprattutto, è uno dei pochi sprazzi genuini nella plastificata catena di montaggio del pop.

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