Sulla Cassia serpeggia la paura

Quanto è strana l’aria che soffia su via dei Due Ponti, a una manciata di passi, e di ore, dalla prima notte senza alba del trans Brenda. La paura, il senso di morte, è un macigno che pesa sulle spalle di tutti, che piega protagonisti e comprimari di questa vicenda con troppi punti di domanda. Ma la sorpresa, vera, risiede altrove: è in negativo, nell’assenza, in quello che ci si aspetterebbe di trovare e invece non c’è, mai.
Non spunta fuori, non fa capolino, neanche per un attimo: l’incredulità. Un sentimento peregrino, sconosciuto da queste parti, dove erano in parecchi a temere il peggio, a pensare che sarebbe finita se non così, più o meno così. Cioè male, anzi malissimo.


«Abbiamo paura», ripetono le figure androgine con le parrucche che, con composta discrezione, si muovono avanti e indietro, fino alla Cassia e ritorno, fuggendo le telecamere per poi cadere, puntuali, nella trappola di taccuini e microfoni. Nello sgambetto, ormai abitudinario, della curiosità impudica in diretta nazionale. «Abbiamo paura», dicono i residenti dalla memoria lunga «di questa che in passato era una zona bene» (...)
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