«Sulle riforme pesa l’incognita magistrati»

Il senatore: «L’intesa con Veltroni è matura, ma le toghe sono una potenza, nel ’98 fecero cadere la Bicamerale»

da Roma

Il dialogo sulle riforme di Silvio Berlusconi con Walter Veltroni può essere più proficuo di quello del ’98 con Massimo D’Alema, nella Bicamerale. Ne è convinto Marcello Dell’Utri, che spiega a Lucia Annunziata, nell’intervista su Rai3 di In mezz’ora: «I tempi sono maturi, anche per la nascita del Ppl da una parte e del Pd dall’altra. Berlusconi si fida di Veltroni, perché è convinto di avere a che fare con un soggetto nuovo. E lui ha un maggior potere rispetto a quanto ne avesse D’Alema ai tempi della Bicamerale». Allora, sottolinea, era troppo forte il condizionamento della sinistra radicale. Adesso per Veltroni potrebbe essere diverso. Anche perché il Cavaliere, «uomo intelligente e quindi abituato a cambiare idea», non sarà «inflessibile» sul modello tedesco. E sui correttivi la partita è aperta.
Rimane però, per il senatore di Fi, l’incognita toghe. «I magistrati - dice Dell’Utri - non sono un problema ma una potenza. Nel 1999, da sinistra, influenzarono molto affinché la Bicamerale cadesse, avendo la preoccupazione che si facessero delle riforme che riguardassero la magistratura. Oggi potrebbero fare lo stesso sull’accordo, non mi meraviglierei affatto».
Con la magistratura Dell’Utri ha il dente avvelenato anche per le sue vicende personali. Dopo una prima condanna è in attesa del processo di secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, ma dice già di sperare «solo nella Cassazione». Se poi arriverò a una condanna, conclude, «andrò in galera».
Dell’Utri non esclude che al tavolo delle trattative sulle riforme si siedano anche i leader di An e Udc, perché la rottura non è «definitiva e ineluttabile». Insomma, le cose cambiano e «può darsi ci sia un ritorno di fiamma». Anche perché di spazi nuovi al centro Dell’Utri non ne vede. L’unica novità è quella del partito creato da Berlusconi per «cambiare le cose e allargare Fi, fare entrare i giovani». E quali sono i volti nuovi del Pdl? Il senatore azzurro ignora la Brambilla e spara due nomi: il siciliano Angelino Alfano e Mara Carfagna.
Il clima per il confronto Berlusconi-Veltroni dunque c’è, ma non mancano rischi e attentati. La «demonizzazione» delle intercettazioni Rai-Mediaset, ad esempio, rappresenta per Dell’Utri «un siluro politico» per l’incontro sulle riforme in programma tra i due leader. Per il senatore è «normale» che due grandi aziende che operano nello stesso settore come Rai e Mediaset, si consultino, nessuno «scandalo». «Non c’è il conflitto di interessi - assicura - ma interesse al conflitto».
È un Dell’Utri a 360 gradi quello che parla con l’Annunziata e valuta anche un’eventuale discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo.

Fi non lo teme, garantisce, perché «politicamente non è forte, questo è poco ma sicuro, potrebbe essere uno dei tanti che fanno una formazione dell’1 per cento». Per il senatore i poteri forti «non fanno elettorato». Quanto all’influenza del Corriere della Sera, precisa che «non condiziona affatto» la gente. «Berlusconi lo sfoglia tranquillamente e non gliene frega niente».

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