Padang (Indonesia) - Il bilancio delle vittime per il terremoto in Indonesia continua a salire: le vittime accertate sono 535, i dispersi 303. Lo ha riferito la protezione civile precisando che i feriti sono 223. Intanto va avanti senza soste l'opera dei soccorittori. Una vera e propria lotta contro il tempo, per cercare di salvare il maggior numero possibile di vite recuperandole da sotto le macerie prima che sia troppo tardi. Il numero dei dispersi tre giorni dopo il devastante terremoto che ha colpito Sumatra è compreso tra tremila e quattromila persone. A Padang, da sotto le macerie della sua casa, dove è intrappolato insieme alla moglie, un uomo ha inviato un sms a suo padre, a Giacarta, a 900 km di distanza. Per chi riesce a usarlo il cellulare può essere un vero e proprio salvavita. Prima che le batterie si scarichino. Prima che sia troppo tardi.
Gli aiuti internazionali Nel porto di Padang, che si trova nella parte occidentale del Paese, esperti svizzeri e giapponesi hanno iniziato a lavorare, con l’aiuto dell’unità cinofile e di attrezzature a infrarossi, dando un notevole aiuto alle squadre locali oberate di lavoro e mal equipaggiate. In questa città di quasi un milione di abitanti, è partita una corsa contro il tempo per liberare superstiti in scuole, hotel o case ridotte ormai a un ammasso di mattoni e travi di acciaio. "Riteniamo che tra le 3mila e le 4mila persone siano ancora incastrate o sepolte sotto le macerie", ha dichiarato El-Mostafa Benlamlih, coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite in Indonesia. "Si considera generalmente che la durata massima di sopravvivenza per una persona sotto le macerie a seguito di un terremoto sia di cinque giorni", ha aggiunto.
La Croce rossa Il responsabile della Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa, Bob McKerrow, ha fatto riferimento a un’identica stima fondata sulle visite nella città di Padang e nelle zone limitrofe. "Siamo circa a 4mila", ha detto, sottolineando tuttavia che esistono ancora speranze di liberare superstiti, capaci secondo lui di resistere fino a sette giorni. "Ho esperienza di grandi terremoti e se c’è una sacca d’aria, si resiste. Fa caldo fuori, ma si resta freschi all’interno. Rimane speranza se la gente riesce a respirare", ha detto.
Il bilancio delle vittime Le autorità indonesiane non hanno aggiornato il bilancio dei morti, che ieri era di 777 morti accertati. L’Onu ha stimato il numero di decessi a 1.100. Anche centinaia di villaggi intorno a Padang, che si trovano sulle montagne, sono stati devastati dal sisma di magnitudo 7,6 sulla scala Richter di mercoledì. Decine di case in questa zona sono crollate e quattro villaggi sono stati in pratica distrutti dagli smottamenti. Un responsabile locale dei soccorsi ha riferito che fino a quattrocento persone potrebbero essere morti in questi villaggi. "La difficoltà per le operazioni di soccorso è che le case si trovano sotto quattro metri di fango", ha spiegato. "Per il momento, non abbiamo che le nostre mani per scavare".
Samoa e Tonga L’Indonesia non è l’unica zona dell’Asia meridionale funestata dalle calamità naturali. Il bilancio dello tsunami che ha devastato martedì scorso le isole Samoa e Tonga nel Pacifico si è aggravato a 170 morti e almeno 10 dispersi. Lo hanno indicato fonti ufficiali. Il bilancio precedente era di 164 morti. Lo tsunami ha provocato 129 morti nello stato indipendente di Samoa, 32 nelle Samoa Americane e 9 in una delle isole dell’arcipelago di Tonga. Dieci persone sono inoltre considerate disperse.
È invece aumentato ad almeno 127 morti il bilancio delle inondazioni innescate dalle piogge torrenziali nel sud dell’India. Lo hanno annunciato le autorità locali. Il bilancio precedente ufficiale riferiva di 74 morti. Almeno 101 persone sono morte nello stato di Karnataka e altre 26 nel vicino stato di Andhra Pradesh.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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