Il «suo» K2 è scomparso Ora c’è la scalata di massa

Per noi che come massimo arriviamo ai tremila, la stirpe dei Bonatti ha sempre esercitato un fascino struggente e salgariano.
Ricordo che da piccolo leggevo del grande Walter, un uomo delle mie zone, e lo vedevo come un eroe, né più né meno, un Ulisse contemporaneo scappato dai libri epici per diventare fulgida realtà. Credo di conoscere il segreto dell'incantesimo: noi ragazzini di allora abbiamo vissuto questo scalatore come uno dei pochi uomini capaci d'arrivare fino all'inarrivabile, cioè quei luoghi, ma soprattutto quelle visioni e quelle emozioni, che noi non avremmo raggiunto mai.
Andando avanti con gli anni, dopo lo spontaneo prepensionamento di Bonatti, toccò a Messner scalare indomito questa nostro territorio della fantasia. Le sue fotografie, i suoi racconti, la sua filosofia d'alpinista a mani nude hanno un posto fisso sugli scaffali delle nostre case. Ci fu un periodo che regalare a Natale un libro fotografico di Messner era veramente un bel regalo, per chi lo faceva e per chi lo riceveva.
Arrivare alla meta inarrivabile. In un tempo antico, l'esplorazione avveniva in orizzontale. I grandi del passato partivano su cavalli, su navi, a piedi e raggiungevano l'ignoto vincendo una lunga serie di pericoli e di fatiche. Con l'invenzione delle macchine, con la facilità dei viaggi e degli spostamenti, il mito irresistibile della sfida si è forzatamente spostato in verticale.
Bonatti ha vissuto una tale epopea romantica. Per questo allora l'abbiamo così facilmente trasfigurato in un gigante dell'impossibile, oggetto della nostra ammirazione e della nostra invidia buona.
Mentre Bonatti se ne va, mentre lo stesso Messner si è dignitosamente dissociato, a noi cosa rimane? Per noi che come massimo arriviamo ai tremila, e che avremmo sempre un disperato bisogno di invidiare qualche eletto dell'inarrivabile, resta poco o niente. Anche l'esplorazione in verticale, dopo quella in orizzontale, ha perso ormai il suo fascino e la sua magia.
Una volta il K2 era un punto dell'universo che pochissimi potevano toccare e raccontare. Adesso sul K2 ci sono andati e continuano ad andarci tutti, forse a questo punto manco solo io. È doloroso affrontare certi discorsi davanti agli ultimi alpinisti duri e puri, che ancora oggi si ostinano a tutelare il fattore rischio e il fattore coraggio nelle loro imprese. Ma purtroppo la realtà d'oggi è questa: non c'è più spazio per la nostra invidia fantasy.
È l'epoca delle comitive d'alta quota. Sul K2 e sugli ottomila, mi scusassero l'espressione forbita, ormai ci vanno cani e porci. Volendo dirla tutta, più porci che cani, almeno a giudicare dalle montagne di pattume che ogni anno le valorose compagnie della ramazza, formate dopo l'allarme mondiale delle organizzazioni ambientaliste, riportano faticosamente a valle.
Una volta i Bonatti ci raccontavano cose fantastiche, recentemente la guida alpina Maurizio Gallo, che guida il progetto «Teniamo pulito il Karakorum», ha raccontato questo: Raccogliamo tonnellate di rifiuti. Carta, plastica, lattine, bombole, zaini, tende, alimenti. I rifiuti che possiamo bruciare vengono smaltiti grazie a Earth, lo smaltitore installato nel villaggio di Askole. Nel 2010, alla pulizia del ghiacciaio Baltoro si è aggiunta la missione ai campi alti del K2: il totale dei rifiuti raccolti ha toccato le 13 tonnellate. Durante la campagna abbiamo anche creato una piattaforma ecologica per la raccolta dell'organico, a 4.700 metri. Tra luglio e agosto, un gruppo selezionato si è dedicato alla pulizia fino al campo 4, posto a 7.800 metri, dove la situazione dei rifiuti abbandonati dalle spedizioni è risultata molto grave».
Per noi cresciuti sognando l'inarrivabile non è bello sapere che stanno costruendo una piattaforma ecologica a 4.700 metri, per differenziare e smaltire la monnezza, con la stessa urgenza di Afragola e Scampia. Sarà un limite nostro, ma è così.
Dovremo farcene una ragione. Salutando Bonatti, voltiamo un'altra pagina. Gli uomini, per affrontare mitiche esplorazioni, dico quelle vere, verso l'ignoto vero, devono andare via dal pianeta terra. I nuovi eroi dell'inarrivabile, i nuovi Bonatti, trovano i luoghi e le emozioni per noi proibite a migliaia e migliaia di chilometri, nelle vastità del cosmo.


Ma forse non è vero neppure questo. Ragionando a mente fredda, dobbiamo riconoscere che oggi l'inarrivabile non è più così remoto. Il vero pericolo, la vera fatica, il vero ignoto ormai li abbiamo qui, appena messo il naso fuori di casa.

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