«Al suo posto mi avrebbero appeso a un albero»

Se i politici si azzuffano sulla baruffa catodica tra Michele Santoro e Clemente Mastella, i volti celebri del piccolo schermo e delle arene televisive sembrano più filosofi. Più distaccati. Insomma, preferiscono sdrammatizzare quello che il ministro della Giustizia ha definito «un agguato mediatico».
«Un’opinione in proposito ognuno la può avere - esordisce Enrico Mentana, conduttore di Matrix, facendo intendere che la sua se la tiene -. Ciò che invece vorrei sottolineare è che non dovrebbero esistere giornalisti a responsabilità limitata, né nel servizio pubblico né nell’emittenza privata. Ciò che conta è che ovunque sia garantita la libertà di fare i programmi come si vuole, o si corre il rischio di trovarsi con prodotti tutti uguali». Su chi poi abbia avuto ragione o torto, tra Mastella e Santoro, per l’ex direttore del Tg5 «ha ben poca importanza. Tuttavia il ministro, tra l’altro lui stesso un ex giornalista Rai, sapeva bene dove andava a parlare. Da un punto di vista meno personale, invece, aggiungerei che finché un politico del centrosinistra ha uno scazzo con un giornalista di sinistra, questo mi sembra positivo. Vuol dire libertà. E lo stesso dovrebbe succedere anche tra giornalisti e politici del centrodestra».
Come suo solito Toni Capuozzo, conduttore del settimanale Terra! e vicedirettore del Tg5, ha idee molto chiare e per nulla scontate. «In generale posso dire che la faziosità di Santoro, ovvero il suo farsi militante, e lo dico in senso positivo, è cosa ben nota. Quindi, se vai a giocare a poker, sai che dovrai giocare con le regole del poker e non con quelle del bridge. Detto questo, ciò che mi sembra emergere più chiaramente dall’episodio è che si sia trattato da un lato di una duplice vittoria di Silvio Berlusconi e dall’altro di un’ulteriore dimostrazione della sua leadership in termini di stile mediatico. Il Cavaliere vince due volte sia perché è stato lui il primo a parlare di “uso criminale” di certa informazione - spiega Capuozzo - sia perché è stato sempre lui il primo, nella trasmissione di Lucia Annunziata, durante la campagna elettorale, a prendere cappello e ad andarsene in diretta da uno studio tv. Voglio dire che in termini di comunicazione nessuno riesce mai a fare qualcosa prima di lui. Arrivano sempre tutti per secondi». Il conduttore di Terra! aggiunge che non è però il caso di lamentare, come ha fatto qualcuno, una violazione del servizio pubblico. «Semplicemente perché quest’ultimo non esiste, è una favola - dice -. Prima la Rai ti impone un balzello, il canone, come un Ghino di Tacco, ma poi con la pubblicità si comporta come un privato».
Telegrafico, ma cortese, Bruno Vespa. «Premesso che non ho visto la trasmissione e che non è mio costume giudicare l’operato dei colleghi, mi limito a dire una sola cosa, in prospettiva storica. Una cosa che ho anche già scritto nei miei libri - ricorda il conduttore di Porta a Porta -. E cioè che se io avessi avuto nella mia trasmissione il tipo di conduzione di Santoro, e mi riferisco appunto, storicamente, al confronto tra i nostri programmi nel periodo tra il 1990 e il 2001, be’ sarei stato probabilmente appeso agli alberi di Viale Mazzini. E di più non dico».
E graffia anche Antonello Pirroso, direttore del tg de La7, impegnatissimo nella preparazione della puntata di oggi di Niente di Personale.

«A Santoro e anche a Pippo Baudo, telepredicatori o padreterni, a seconda dei punti di vista, dedicherò questa puntata non a caso incentrata sul tema: “Dio nella società contemporanea”», anticipa. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Ma visto che parliamo di tv, ecco un «aiutino» ai citati: per piacere, scendete da quella nuvola.

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