SuperTiger sbaraglia Els nel Dubai Desert Classic ma Canonica non sfigura

Mario Camicia

Si è chiusa a Dubai la trilogia del Tour europeo negli Emirati ed è stato un finale davvero d’eccezione, tanto da confermare il Dubai Desert Classic come uno dei tornei ormai più prestigiosi non solo del circuito europeo ma addirittura di quello mondiale. Non è infatti da tutti i giorni vedere contemporaneamente in campo, oltre al meglio del golf professionistico del cosiddetto Vecchio Continente, anche tre tra i cinque migliori giocatori al mondo.
Tiger Woods, Ernie Els, Retief Goosen non si sono presentati a Dubai per il piacere di una settimana al sole da vacanzieri di lusso ma ben intenzionati a misurarsi tra loro e a dare il tutto per tutto per un titolo. E tutti i tre sono stati protagonisti fino alle ultimissime battute, ben contrastati dai migliori europei esaltati di giocare fianco a fianco e contro i tre mostri sacri. Goosen l’ha fatta da protagonista nelle prime due giornate prima di marcare il passo nel terzo giro e poi calare di tono sulle ultime 18 buche. Els, detentore del titolo, è stato sempre in agguato nelle prime tre giornate senza però mai emergere e prendere in mano le redini del torneo così come Tiger Woods che dopo un gran giro - anche se con qualche errore - nella seconda giornata è riuscito a prendere il comando dopo le 54 buche più per un leggero calo di Goosen (70) e Anders Hansen (69), leader appaiati dopo due giri, che per aver dato la vera «zampata». Oltre ai tre big la sorpresa vera è stato il danese Hansen autore di un 63 spettacolare nel secondo giro. Le ultime 18 buche con Woods ed Hansen che partivano appaiati con un colpo di vantaggio su Goosen e due su Els, Jimenez e Green, garantivano lo spettacolo. E così è stato con un alternarsi di colpi di scena Prima Hansen, che sfruttava un errore di Woods, poi Els che superava entrambi al giro di boa della 9, poi ancora a sorpresa - ma non tanto - il compassato Green che addirittura prendeva da solo il comando ad una buca dal termine prima di rovinare tutto con un drive alla 18 che lo costringeva al bogey contro il birdie del suo compagno di gioco Els che andava così nuovamente al comando. Ma Tiger, alle sue spalle, non è numero uno al mondo così tanto per dire: prendeva con il drive il green della 17 - par 4 - e segnava un facile birdie; poi altra prodezza alla 18 con approccio e putt per il birdie 4 e costringeva Els allo spareggio. Si tornava alla 18, buca che nella storia del Desert Classic aveva già propiziato i tre successi conseguiti da Els, ma stavolta la sorte gli era avversa: drive nel brullo deserto tra le palme con un Tiger in pieno fairway. Els tenta da par suo il colpo impossibile ma termina nel lago mentre Woods è comodamente lungo al green con il secondo colpo. Il resto è cronaca scontata mentre resta la prima vittoria di Tiger dopo tre apparizioni nel Desert Classic e la sua seconda stagionale in solo due settimane .
Grande torneo anche per i colori azzurri con un Peppo Canonica che tra cotanta elite mondiale è giunto nono con un giro finale da vero campione in 67 colpi. Bene anche Alessandro Tadini che ha terminato ventottesimo e quel campione mai domo di Costantino arrivato trentasettesimo.
Negli States, nel torneo più affollato del tour americano (quest’anno oltre 500mila spettatori presenti nella settimana) lo Fbr Open di Phoenix è saltato alla ribalta quello che potrebbe essere un nuovo protagonista Oltreoceano. Ha vinto il ventitreenne J.B. Holmes, illustre sconosciuto al grande pubblico, ma vincitore delle qualifiche per il Tour a fine 2005 e solo al suo quarto torneo tra i big.

Con un giro finale in 66 colpi (31 record sulle seconde nove buche) il poco carismatico ma potentissimo Holmes ha messo tutti in riga vincendo i 936mila dollari del primo premio che sommati ai 127mila vinti con il decimo posto nel Sony Open ne fanno il più giovane vincitore di un milione di dollari sul tour americano. Phil Mickelson, detentore del titolo, si è svegliato solo sulle ultime 18 buche (66) e ha dovuto accontentarsi del settimo posto pari merito.

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