Washington - Bush adesso prova, forse, a cambiare discorso. Appena un po’, ma in una direzione nuova. Più della metà dei 40 minuti del suo messaggio sullo stato dell’Unione è dedicata infatti ai temi di politica interna, poco più di un terzo all’Irak. E questo di fronte a un Congresso che si prepara a «bombardarlo» di critiche per la conduzione della guerra laggiù, e in particolare per la sua decisione di inviare rinforzi. Cominceranno probabilmente oggi stesso, poche ore dopo aver ascoltato il discorso presidenziale, a sottoporre alle due Camere diverse mozioni che, in grado variabile, esprimono critiche e cercano di porre limiti od ostacoli. Non è dunque sorprendente se Bush in questa atmosfera ha deciso che il suo rapporto annuo al Paese deve essere globale e investire anche i temi domestici. Tra questi spicca quello perla riduzione del 20 per cento dei consumi di benzina nei prossimi dieci anni: obiettivo da raggiungere con un forte incremento dei carburanti alternativi, etanolo in testa, e con la modifica degli standard di rendimento delle auto inmododa ridurre i consumi. Ci sono almeno altri due buoni motivi: il primo è che il bilancio complessivo della sua amministrazione è molto migliore di quello della spedizione mesopotamica che ha eroso così gravemente la sua popolarità. L’ultimo sondaggio rivela che due americani su tre ritengono che gli Usa«si muovono nella direzione sbagliata», cioè in peggio; mentre i dati sui fatti indicano in genere il contrario. Ma l’ossessione degli uni ha provocato e approfondito l’ossessione ostile degli altri e spetta al presidente riorientare gli umori della gente, non solo nel proprio interesse politico. Esprime quest’alternativa in forma caricaturale una vignetta della Washington Post, che mostra Bush in un letto d’ospedale con tubi ovunque e diagrammi tutti all’ingiù, che dice: adesso èmeglio che mi occupi dell’assistenza medica. Ma è solo un’ipotesi, un esperimento, per di più nelle condizioni ambientali meno adatte. Nel momento in cui Bush sale sul podio per parlare alle Camere riunite, alle sue spalle non c’è più il «padrone di casa», un presidente repubblicano della Camera, ma Nancy Pelosi, democratica, novellina e assetata di potere, che con lui ha avuto dibattiti indiretti chenonsi possono definire né cordiali né costruttivi. Nancy ha fra l’altro accusato George di «mettere in pericolo le vite dei soldati americani per motivi politici». E la Casa Bianca ha replicato definendo «velenose» le sue parole. In più il presidente deve fronteggiare un’altra novità: una «fronda» nel suo partito. Delle risoluzioni che si stanno accumulando sui tavoli della Camera e del Senato ce ne sono almeno tre che portano la firma di esponenti repubblicani: un documento molto duro di condanna della «escalation» in Irak presentatoda due senatori democratici e da Chuck Hagel, un repubblicano molto conservatore. Un altro testo, sempre contrario ma di linguaggio molto più annacquato, ha avuto l’avallo del senatore John Warner, pure repubblicano e negli ultimi anni presidente della commissione delle Forze armate. E defezioni si preparano anche alla Camera, di solito più leale alle «linee di partito».
Come per preparare l’atmosfera, i democratici hanno scelto, a presentare la tradizionale «risposta» televisiva subito dopo la conclusione del messaggio presidenziale sullo stato dell’Unione, un senatore novellino, Jim Webb, un conservatore ex repubblicano (è stato ministro della Marina nell'amministrazione Reagan) che ha cambiato partito unicamente a causa della guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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