Il caso del sedicenne che lo scorso il 29 maggio ha accoltellato l'insegnante all'istituto Alessandrini di Abbiategrasso ha sconvolto famiglie e comunità scolastica. Un fatto «particolarmente inquietante, ma fortunatamente non c'è una diffusione di casi simili a quelli di cui leggiamo nelle cronache dagli Stati Uniti - ha sottolineato ieri il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara -. C'è però un duplice problema nelle scuole: l'aumento del disagio psicologico degli adolescenti e degli episodi di bullismo, e serve un maggiore supporto». Un aiuto in questo senso arriva anche dal progetto AccogliMi lanciato dal Comune a maggio 2022 e dedicato ai ragazzi tra i 14 e 18 anni (sono circa 60mila a Milano) e alle loro famiglie per offrire gratis un orientamento psicologico a chi vive un momento di difficoltà o indirizzare verso la rete dei servizi specialistici. Il servizio compie un anno ed è tempo di un primo bilancio. Intanto, tra colloqui e incontri sono stati attivati 6.229 contatti - circa 520 al mese - e avviati 294 percorsi individuali. AccogliMi prevede anche un attività di prossimità, con educatori che intercettano i ragazzi con attività di gruppo nelle scuole o in altre sedi, è un'attività di prevenzione e formazione. Così sono stati coinvolti altri 960 adolescenti, e hanno partecipato a incontri di supporto anche 132 genitori. Per ogni «caso», al centro c'è il giovane ma a venire coinvolte sono mediamente tre persone, familiari o persone vicine. Se spesso il contatto si è chiuso con una telefonata o messaggio, nei 294 casi accolti è stato avviato un percorso personalizzato. E a chiedere aiuto per i figli sono in primis i genitori (nel 67% dei casi) e principalmente le madri. Solo nel 16% dei casi i ragazzi hanno trovato la motivazione per chiamare (molti hanno dai 16 anni in su, in tre casi si è trattato di quattordicenni, in 6 casi di quindicenni), nel 10% dei casi l'input è partito da insegnanti e altre figure scolastiche. La metà degli adolescenti viene comunque indirizzata al progetto dalla scuola. I tre motivi principali per cui si cerca aiuto: la conflittualità con i genitori prima di tutto, la difficoltà a gestire relazioni nel contesto scolastico e fuori, i disturbi di ansia e il ritiro sociale. Dal bilancio emerge anche una mappa delle richiesta di aiuto, in cima e a pari merito i Municipi 2 e 9, in fondo alla classifica per il bisogno manifestato e preso in carico la Zona 1, il centro. I quartieri clou risultano Padova-Turro-Crescenzago, Niguarda-Ca' Granda-Prato Centenaro-Fulvio Testi, Gratosoglio-Missaglia-Terrazze, Barona, San Siro, Lodi-Corvetto, Gorla-Precotto. Più numerose le femmine (in rapporto 6 a 4 rispetto ai maschi) e di 16 o 17 anni. Nell'83% dei casi si tratta di famiglie italiane. I disturbi di ansia riguardano soprattutto le femmine, la difficoltà nelle relazioni scolastiche i maschi. Otto richieste su 10 arrivano da famiglie che non sono aiutate attualmente da altri servizi. Il 30% ha interrotto un trattamento precedente. «AccogliMi raccoglie un bisogno che non riesce a essere intercettato dal servizio sanitario regionale, per mancanza di informazione o di offerta adeguata - sostiene l'assessore al Welfare Lamberto Bertolè -. Per troppi anni la salute mentale è stata considerata di serie B rispetto a quella fisica. Chiediamo che il sistema sanitario investa più risorse e lavoriamo per creare sinergie e soluzioni sempre più adeguate.
I giovani hanno subito il peso della pandemia e delle restrizioni e saranno in questi anni la fascia più a rischio. Occorre andare a intercettare il disagio, per ridurne la cronicizzazione e le sue manifestazioni più estreme».
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