Roma - Eccoli i nipotini di George Clooney. Anzi, i discepoli «fedeli», come preferiscono definirsi loro. Sono i camici bianchi di Grey’s anatomy, quelli che fanno impazzire le colleghe in corsia e le schiere di fan a casa. Arrivati al Roma Fiction Fest proprio pochi giorni prima della messa in onda della puntata finale della quinta stagione, domenica su FoxLife (che sarà riproposta per intero da Italia Uno a settembre, mentre su Mya di Mediaset Premium torneranno sempre in autunno la terza e la quarta). Uno è Eric Dane, Mark Sloan nella serie, cioè quel dottor Bollore (McSteamy, in originale), arrogante ma ottimo chirurgo, che non si lascia scappare una tirocinante né un’infermiera come faceva il maestro del genere, Clooney nel capostipite dei medical serial, ER.
L’altro è Justin Chambers, il dottor Alex Karev, insomma un incrocio tra James Dean e Marlon Brando da sempre, nella serie, alle prese, tra vari tira e molla, con la collega Izzie (Katherine Heigl). «Prima o poi nella vita bisogna ringraziare Clooney – scherza ma non troppo il suo clone Dane –: grazie a lui le serie televisive in America hanno fatto un enorme salto di qualità. La sua bravura e il suo charme hanno richiamato milioni di spettatori e di conseguenza dato una spinta fortissima ai finanziamenti. Per cui non abbiamo nessuna paura a proclamarci suoi discepoli. Ben fortuna che lui c’è stato».
Ma oltre al carisma del capostipite, i due chirurghi tengono a sottolineare anche le peculiarità di Grey’s Anatomy, apprezzate dai fan ma anche criticate, come la scarsa aderenza alla realtà di un ospedale e l’intruglio sentimentale e sessuale troppo accentuato. «Ma sta in questo il divertimento – ricorda Chambers – non per niente siamo visti da un pubblico prevalentemente femminile. È un miscuglio di persone, razze, e situazioni in cui ogni spettatore può trovare un personaggio in cui rispecchiarsi». «L’altro pregio – interviene Dane – è l’attualità: i ragazzi che ci seguono cambiano velocemente, ma gli sceneggiatori riescono a tenere il passo e a star dietro alla loro evoluzione». E invece loro due come hanno vissuto il cambiamento dei loro personaggi, da scorbutici, egoisti, arrivisti e sdegnosi a medici più consapevoli di se stessi come professionisti e anche nel rapporto con l’altro sesso? «Adesso il mio ruolo è molto più interessante – risponde Dane –, il mio personaggio ha più sfaccettature, più sfumature e mi diverto di più a interpretarlo. Ovviamente, personalmente, non mi ci sono mai ritrovato. Mia moglie ancora non capisce come ho fatto a diventare un sex symbol, e ride ancora al pensiero che mi definiscano “McSteamy”. Ovviamente sono contento di constatare di piacere alle donne, ma preferisco che il mio personaggio sia arrivato a una maggiore consapevolezza di sé e a una maggiore serenità sentimentale».
Nella vita di coppia reale, elenca le qualità che ha (anzi vorrebbe avere come marito): onesto, disciplinato ed empatico. Pure il suo collega di camice bianco, Chambers, sembra uno tutto casa e famiglia, avendo generato ben cinque figli. Il futuro dei due chirurghi? “Be’, - rispondono entrambi – non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare la serie fino alla fine (negli Usa si sta producendo la sesta che andrà in onda in autunno sulla Abc), sperando che vada avanti a lungo». Done, grazie alla notorietà, è sbarcato anche al grande cinema, ad agosto farà parte del mega cast (da Julia Roberts e Jessica Alba) di Valentine’s Day di Gary Marshall.
Accanto a lui ritroverà pure Patrick Dempsey, il Derek Shepard primario di neurochirurgia del Grace Hospital e principale protagonista della serie.
Rivalità tra i due? «Assolutamente no - dice sicuro Dane - stiamo benissimo insieme. Del resto io non sono una persona competitiva, lo sono solo con me stesso, tanto che non riesco mai a riguardarmi nelle puntate perché sono troppo critico verso me stesso». Sarà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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