di Roberto Cota*
In questa incredibile vicenda dei ricorsi post-elettorali pensavo di aver visto di tutto, invece, pare non esserci limite al peggio: ecco l’ultima trovata del Tar di Torino. Esiste una legge regionale fatta dalla Bresso, cioè dalla sua maggioranza nella precedente legislatura regionale mentre era Presidente della Regione, che regolamenta, in realtà complica, le modalità di presentazione delle liste elettorali. Questa normativa prevede che un capogruppo in Consiglio regionale possa autorizzare la presentazione di una lista anche con un simbolo e una denominazione diversa rispetto a quella del proprio gruppo, esentandola dalla raccolta di firme a sostegno. La legge in questione è stata utilizzata da tutti: ad esempio il Pd ha concesso l’esenzione ai «Radicali», l’Idv a «Pensionati ed invalidi per Bresso» e l’ha utilizzata anche Deodato Scanderebech, che da capogruppo dell’Udc ha deciso di presentarsi con una lista autonoma in mio sostegno, non condividendo le posizioni anti-cattoliche della Bresso. Eppure si decide di fare ricorso proprio contro Scanderebech, ed oggi invoca il rispetto della legalità proprio chi ha pensato, approvato ed applicato la suddetta legge. Il ricorso, oltretutto, viene presentato «a babbo morto», dopo che la lista di Scanderebech era già stata ammessa dai tribunali in sede di presentazione e dopo che gli stessi avevano già valutato i ricorsi presentati dall’Udc, respingendoli.
Lo cosa incredibile è che il Tar, incurante del fatto che non aveva a che fare con una semplice causa di condominio ma che si discuteva in ordine alla possibilità di rifare le elezioni di una regione di 4 milioni di abitanti, si sia permesso sulla pelle dei piemontesi di emettere una sentenza innovativa. È stato smentito infatti il pronunciamento dei tribunali e si è detto che i voti dei piemontesi che avevano confidato sulle liste regolarmente ammesse, dovevano essere buttati nel cestino. Con altrettanto spirito innovativo, ecco l’ulteriore trovata: dato l’imbarazzo di mandare a casa in un colpo solo il Presidente regolarmente eletto, vengono ad ideare una toppa peggiore del buco, che loro stessi hanno creato. Decidono di ordinare una specie di riconteggio, scrivendo seduta stante una legge elettorale nuova, a seconda delle loro esigenze, applicabile retroattivamente. Tutto questo pur di individuare un percorso per annullare il voto regolarmente dato.
La legge dice che il Presidente della Regione si può votare in diversi modi: votando solo il Presidente, votando le liste collegate al Presidente oppure votando disgiuntamente, scegliendo un presidente diverso rispetto alle liste a lui collegate. Prevede anche la possibilità di mettere una doppia croce, Presidente e lista elettorale, ma è soltanto un’opzione, non necessaria, nel senso che viene fatta salva comunque la volontà dell’elettore. Tale meccanismo di voto è previsto dalla legge ed è recitato in tutti gli spot informativi. Confesso che io stesso e la mia famiglia abbiamo utilizzato il meccanismo semplificato, mettendo un’unica croce sul simbolo della Lega, intendendo dare naturalmente il voto al Presidente. Vi posso assicurare che io stesso ho votato Lega intendendo votarmi come Presidente. Oggi il Tar decide invece che chi ha votato per una lista a me collegata non intendeva votare per me ed ha disposto un riconteggio per verificare questo: sarebbe necessaria una doppia croce!
Praticamente non so cosa dire, sono avvilito, perché i piemontesi non meritano tutto questo. Mi sembra un film non divertente.
*Presidente Regione Piemonte
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