Tassisti e Veltroni: ormai è divorzio

Andrea Cuomo

«Adesso è venuto il momento delle decisioni». Richiama un po’ il piglio mussoliniano per la funesta entrata in guerra il 10 giugno del 1940 la dichiarazione di ieri del sindaco Walter Veltroni. Il balcone è qualche centinaio di metri lontano, ma sempre di conflitto si parla: allora era la Francia ora sono i tassisti. I quali poche ore prima, con un completo accordo tra le varie sigle, hanno rotto con il Campidoglio che minaccia di rilasciare 2300 nuove licenze di fronte al rifiuto dei tassisti capitolini di installare sulle loro autovetture il controllo satellitare, proclamando uno sciopero per il 28 novembre prossimo e sospendendo «i contenuti del protocollo siglato il 30 agosto scorso». Ergo: si torna al tassametro per le corse da e per l’aeroporto di Fiumicino, con l’abolizione del forfeit di 40 euro; viene sospeso il rinforzo a Termini; e da martedì 7 novembre, inoltre, non verranno più accettate le chiamate per tutti gli alberghi della città «contro la mancata pubblicizzazione delle tariffe e il ricorso sempre più assiduo ai noleggiatori proveniente da fuori Roma», si legge nel comunicato congiunto. «E non è escluso che l’agitazione si prolunghi con ulteriori assemblee», minaccia il presidente dell’Ait Carlo Bologna. Il quale spiega anche le modalità dell’agitazione del 28: «Quel giorno garantiremo il servizio solo alle fasce più deboli, penso alle donne incinta o agli anziani, e lo offriremo a queste categorie al 90 per cento gratuitamente. Facciamo di tutto per tutelare la cittadinanza, niente per il Comune».
Insomma, tutto da rifare. Il fallimento della via romana alla liberalizzazione, di cui abbiamo parlato ieri, è ancora più chiaro. Eppure il sindaco Veltroni va avanti per la sua strada. E addossa tutta la colpa ai lavoratori: «Per mesi - è la Veltroni’s version - abbiamo cercato una soluzione. Non volevamo essere quelli che aumentavano le licenze, per questo avevamo chiesto il controllo satellitare. Hanno detto di no a questa soluzione e le abbiamo aumentate. È legittimo protestare nei confronti della decisione presa, meno legittimo protestare per le tariffe, perché c’è un impegno che è bene rispettare». Il sindaco non ha nessuna intenzione di mettere la retromarcia: «Tavoli di confronto ne abbiamo fatti per mesi, adesso è venuto il momento delle decisioni. Con una delibera che riguarda le prime mille licenze ne abbiamo presa una. Per le altre abbiamo detto che saremmo andati in commissione consultiva: quello è il nostro tavolo di confronto». Poi un tentativo di isolare i capi dei tassisti: «L’amore che provano i singoli tassisti per la città è superiore a quello di certi loro rappresentanti, che hanno causato l’isolamento della categoria».
Sarà. Ma i tassisti appaiono uniti e molto molto arrabbiati. «Faremo sentire a Veltroni la nostra voce, il primo cittadino non solo ci ha deluso, ma ha tradito quelle che era le nostre aspettative», dicevano ieri alcuni di loro all’aeroporto di Fiumicino. «Sapete per noi cosa significa il rilascio di altre 2300 licenze? - si chiede uno di loro -. Che in questo modo Veltroni sul serio ci manda a tutti in mezzo alla strada, non si può proprio fare». Più circostanziata la posizione di Pietro Marinelli, coordinatore nazionale Ugl Taxi: «In questo momento le parole del sindaco le porta il vento, mentre i fatti rimangono e i fatti sono rappresentati dal protocollo d'intesa firmato il 30 agosto, interamente rispettato da noi ma non da Veltroni. Infatti nel documento era stato stabilito il controllo delle vetture in circolazione, tuttavia non attraverso il sistema Gps, e non c’era traccia delle 2500 licenze in più. Date le premesse ci riteniamo svincolati da qualsiasi impegno precedentemente preso e quindi sospendiamo la tariffa fissa per l’aeroporto e i turni integrativi alla stazione Termini».
Dalla parte dei tassisti, e non è una novità, è il senatore di An Francesco Storace, che usa parole forti per definire la strategia di Veltroni nella vertenza: «Il sindaco Veltroni anziché perseguitare i tassisti prima pretendendo di controllarli via satellite e magari prossimamente con il braccialetto elettronico, ora con la delibera sulle licenze, rischia di provocare una grave crisi in città. Si abitui invece al dialogo e non soffi sul fuoco per primo». Parole «incendiarie» secondo Pino Battaglia, capogruppo dell'Ulivo in Campidoglio: «Il dialogo è sempre stato, e continuerà ad essere, lo strumento principe di chi governa l’amministrazione capitolina che ha chiesto ai tassisti di offrire un servizio migliore alla città proponendo l’uso del satellitare o l’aumento delle licenze. Rifiutando la prima ipotesi i tassisti hanno di fatto scelto la seconda.

L’onorevole Storace eviti piuttosto continuare a fare l’incendiario e ascolti quello che dicono gli altri esponenti del centrodestra». «Finora a essere bruciati dal novello Walter Nerone sono stati solo gli accordi presi nell’estate con la categoria», chiosa il consigliere comunale di An Fabio Sabbatani Schiuma. Ma l’incendio è appena iniziato.

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