Arriva la telefonata mentre torno da Brescia col morale sotto i tacchi per la debacle della mia squadra. "Dovresti andare a Montecarlo e dirmi cosa succede, hanno dato la wild card per il doppio a Sinner e Sonego". Non la prendo neanche male malgrado il poco anticipo. Chiamo il mio "autista" e organizzo con i miei accoliti la corsa che si rivelerà ad ostacoli e fallimentare rispetto all’obiettivo. Giungiamo con pesanti dolori dovuti all’età - e alle quasi quattro ore di macchina - ad una pensioncina vista mare e ferrovia di Vallecrosia che si rivela anonima e di dubbio gusto. È vicina però al “Ranieri terzo”, campo rosso del Principato che crea un binomio armocromico allettante col nostro eroe. Un topo (vero) intravisto tra la ferrovia e il bar prescelto per la colazione ci consiglia altri lidi.
I primi indizi della grande beffa mi colgono dopo aver addentato il pain au chocolat in una brasserie di Mentone. Il messaggio di un amico mi allerta: "Vedrai anche il singolare di Sonego?". Ho lasciato la partita di Sonego contro il belga Goffin che vedeva il giocatore italiano in grande svantaggio. Controllo velocemente il programma sul sito del torneo e mi accorgo, non riuscendo a non imprecare, che il previsto doppio che vedeva impegnato l’altoatesino gentile e il frizzante torinese è stato spostato a lunedì, perché il redivivo giocherà il singolo sul campo dei principi. Non il doppio. Maledizione.
Vengo punto da una vespa e mi accomodo. Sul campo centrale gli organizzatori per motivi inspiegabili propinano una partita di qualificazione con l’ottimo Nardi che sconfigge a domicilio il francese Muller, altri due singolari senza appeal e, alle 18.30, la partita di Musetti contro l’americano Fritz a pomeriggio inoltrato.
Mangio una crepe perché sono finiti i panini. Una bella atmosfera e l’entusiasmo dei più piccoli che incontrano Sinner nei vialetti rendono la giornata sopportabile. Sopporto meno che l’acqua (sponsor del torneo) costi 5 euro per mezzo litro. Lo trovo vergognoso. Lo champagne anche a 1000 euro, ma l’acqua deve avere un prezzo popolare.
I posti più belli, come in tutti i campi del mondo, sono occupati da palchetti riservati agli sponsor, noi peones non possiamo nemmeno accedere a pagamento ad alcuni posti. Non lo trovo giusto, così come nella Formula uno e nelle tribune d’onore del calcio. Onore per cosa? Che schifo di nome.
Il Circo si mantiene con gli appassionati ma li esclude aprioristicamente dalle opportunità più allettanti o li bastona con un piccolo cono gelato confezionato da 85 grammi a sei euro. La cartolina del bello e del pulito sbiadisce quando, passata la frontiera, notiamo l’imbarazzante differenza nell’arredo urbano e nella manutenzione stradale.
Ricacciando la polemica in fondo alla pancia e non volendo toccare argomenti pesanti, tristi e ritriti, ricorderò questa giornata di inizio primavera che volge al desio come l’avventura senza peccato (Sinner) ma con tanta sete.
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