Lea Pericoli, come ti emancipo le donne nel tennis

La "Divina" stravolse i canoni del tempo portando una zaffata di fashion sul campo: completini, coulotte e finanche mutandine nate per lanciare un messaggio di libertà

Lea Pericoli, come ti emancipo le donne nel tennis
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Si sporge dalla finestra affacciata sul brulicante centro di Nairobi e lancia l'ennesimo sospiro. Vivere in collegio con le suore della colonia inglese è una iattura per un'adolescente. Il Kenya, poi, mica è casa sua. L'infanzia, invece, se l'era sciroppata ad Addis Abeba. Succede quando tuo padre è uno sfrenato imprenditore. Se non altro inamida le sue giornate con l'unguento di costanti conversazioni internazionali. Ma quando siede sul letto, la testa pervasa da una punta d'insoddisfazione, fruga subito sotto al cuscino. Lì giace, intonsa, la sua racchetta di legno. Quello è il suo personalissimo cassetto dei sogni. Perché Lea Pericoli sarà anche una ragazzina, ma se lo sente: c'è il tennis iscritto nel suo destino.

Il ritorno in Italia, allo scoccare dei diciassette anni, consente di sfregare quel desiderio fino a farlo divenire lucido. Gradualmente quel sogno inizia a prosperare sui campi di argilla rossa, costruendo la sua tangibile verità. Anche perché Lea ci sa fare sul serio. Graziosa nelle movenze quanto nell'aspetto. Generosa nel distribuire morbidi colpi liftati. Coraggiosa nel presentarsi sovente sotto rete, per piazzare un serve and volley a tratti incantevole. Spicchi di talento genetico che frullati a dosi abbondanti di passione e dedizione fanno la differenza. Pericoli sì, ma per le avversarie. A partire dai primi anni Cinquanta, sospinta dal fulgore dei suoi vent'anni - era nata nel 1935 - inizia a macinare risultati sfavillanti, dapprima nelle categorie juniores, poi fra le adulte.

Il suo tennis limpido ed elegante la condurrà lontano, specie dentro il perimetro di casa. Si arrampica, Lea, fino a diventare la numero uno in Italia per quattordici lunghi anni. Solleverà 12 titoli nel singolare e 13 nel doppio, dove - al fianco di Silvana Lazzarino - saprà addentare soddisfazioni numerose. Arriverà spesso, grazie a quelle doti inconfutabili, ad un passo da sogni ancora più potenti: Wimbledon, il Roland Garros e molte altre contese che trascendono la normalità la vedono protagonista, anche se mai vittoriosa. Si toglie lo sfizio, ad ogni modo, di sconfiggere calibri come Billie Jean King, Shirley Bloomer o Karen Susman. Eppure non è il suo tennis, pur scintillante, il manifesto che la renderà più celebre.

Lea
Lea con uno dei suoi rivoluzionari outfit

Sull'erba immacolata di Wimbledon, nel 1955, la finezza dei suoi gesti non passa inosservata. Non la trascura, almeno, il chiacchierato stilista britannico Ted Tinling, eccentrico vestitore della ribelle americana del tennis Gussie Moran. Ted scende dalle tribunette e la avvicina per avanzare una proposta seducente: "Voglio preparare io la tua mise tennistica". Pericoli ci sta. La stretta di mano che ne consegue è destinata a ribaltare i consunti dogmi della società dell'epoca. Donne castigate e relegate al ruolo di angeli salvifici, anche nello sport? No. Non per Lea.

Inizia così a sfoderare, la Pericoli, dissacranti completi che rimpiazzano le morigerate fogge del passato. Profana il tempio inglese indossando una sottoveste rosa ed una coulotte nel match contro l'iberica Maria Josefa de Riba. Roba da far sciamare tutti verso il campo che le ospita, per contemplare dal vivo quello scandalo che è al contempo pastiglia effervescente per una società ingessata e boccone impossibile da deglutire. Grandinano le critiche dai media di mezzo mondo. Il padre, pressato dalla dilagante mattanza proveniente dall'opinione pubblica, la costringe addirittura a fermarsi per un anno. Lea incassa l'insostenibile ingiustizia, ma non demorde.

Tornerà in campo, più forte dei pregiudizi che incrostano la società che attraversa, e provocherà ancora. Sempre nel rispetto del regolamento, s'intende. Mutandine brillanti. Completi luccicanti. Pizzo e ricami. Musa ispiratrice di Tinling, certo, ma anche - e soprattutto - esempio d'emancipazione per tutte le sue sorelle.

La moda applicata al tennis diventa il manifesto di una libertà d'espressione che crepa la coltre spessa eretta dai benpensanti. Giocherà fino ai quarant'anni, senza mai venir meno a questa sua missione. L'eleganza che disarma la rabbia resta probabilmente il suo colpo migliore.

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