
Sarebbe per caso possibile comprendere cosa ci faccia un austriaco piantato nel bel mezzo del deserto cileno, la bici in resta, sul ciglio di un pendio terrificante? Sì, potrebbe davvero sembrare una di quelle immagini impronosticabili partorite da una qualche fantasiosa intelligenza generativa. Invece è tutto maledettamente vero. Un casco luccicante, un declivio glassato di sabbia, la voce vagamente felpata che prima della partenza sussurra: “Sono pronto, scendo”. È tutto vero.
Markus Stöckl: la discesa folle e il record di velocità a 167 km/h
Prendete i limiti umani e le staccionate della logica. Fatto? Ecco, ora piegateli e riponeteli in tasca. Nel mondo del ciclismo estremo, d’altronde, funziona così. Markus Stöckl, l’austriaco in questione, ha trasformato la discesa in bicicletta in una disciplina al confine tra sport e follia. Il suo nome rimbomba per via di un’impresa assurda: raggiungere i 167,6 km/h su una mountain bike, affrontando la discesa più ardua del pianeta, senza l’aiuto di motori o supporti meccanici particolari. Solo uomo, bici, gravità. E un ammasso di coraggio.
Markus Stöckl: chi era (è) costui?
Markus Stöckl, classe 1974, è un tirolese pazzamente invaghito della bici, della velocità, delle sfide al limite. Particolari non irrilevanti, che lo fanno diventare uno specialista delle discese ad altissima velocità, quelle che si affrontano su pendenze estreme, spesso in ambienti inospitali e a temperature rigidissime, in entrambi i sensi.
Nel corso della sua carriera, Stöckl ha lavorato anche come team manager per il team di downhill MS Racing, ma è soprattutto per le sue imprese personali che è entrato nella leggenda. A differenza di molti atleti che puntano alla performance con attrezzature futuristiche, Markus ha scelto di usare mountain bike di serie, modificate solo nei dettagli minimi per la sicurezza. Obiettivo dichiarato? Dimostrare fino a dove può arrivare un essere umano su una bici "normale", armato solo di tecnica, allenamento e nervi d’acciaio.
L'impresa nel deserto di Atacama
Così eccolo qua, mentre scorre il 2017, nel deserto di Atacama, in Cile, uno dei luoghi più aridi e desolati del mondo. Qui, tra dune di sabbia e paesaggi lunari, Markus incontra il palcoscenico perfetto per la sua sfida: una discesa di 1.200 metri su un pendio di 45 gradi, composto da una superficie sabbiosa e instabile: il minimo errore può tradursi in disastro.
Indossando una tuta aerodinamica simile a quelle usate nel motociclismo e un casco integrale, Stöckl si lancia dunque impavido lungo il pendio, con una mountain bike in alluminio, senza sospensioni posteriori e con freni modificati per resistere all'enorme stress della velocità. Nessun motore, nessuna spinta artificiale: solo la forza di gravità.
Durante la discesa, monitorata con GPS e sistemi radar ad alta precisione, raggiunge una velocità massima di 167,6 km/h, stabilendo così un nuovo record mondiale di velocità su bicicletta in discesa naturale, con bici non motorizzata. Un missile, in pratica.
Una sfida alla fisica (e alla paura)
Per intuire l’assurdità dell’impresa, basti pensare che a 160 km/h anche la minima vibrazione può far perdere il controllo, e il terreno sabbioso non è certo l’ideale per garantire aderenza. La bici doveva rimanere stabile, la posizione aerodinamica doveva essere perfetta, e ogni movimento del corpo attentamente calcolato. Il rischio era elevatissimo, ma Markus, grazie a una preparazione meticolosa e una grande esperienza, è riuscito nell’intento.
"Non si tratta solo di andare veloce", ha raccontato Stöckl in un’intervista, "ma di saper leggere il terreno, capire quando e come muoversi, e soprattutto saper gestire la paura. A quelle velocità, il margine di errore è praticamente nullo".
Una determinazione assoluta
Quello di Markus Stöckl non è solo un record da Guinness: è una dimostrazione di cosa significhi superare i propri limiti. In un’epoca in cui la tecnologia domina lo sport, la sua impresa rammenta che il fattore umano — coraggio, visione, forza mentale — resta insostituibile. Stöckl non è un eroe da copertina, ma un simbolo per chi ama lo sport autentico, quello che nasce dalla passione pura.
Il suo record ha ispirato migliaia di ciclisti in tutto il mondo e ha sollevato una domanda che va oltre la velocità: quanto siamo disposti a rischiare per realizzare un sogno? Nel suo caso, la vita stessa. Cadere, lanciato come un proiettile, sarebbe equivalso a sbriciolarsi.
La discesa più folle del mondo non è dunque soltanto una prova di coraggio estremo, ma un
invito aperto alla libertà e al succo dell’avventura. Assolutamente irredimibile, Markus Stöckl ha dimostrato che anche il deserto più inospitale del mondo può essere domato. Servono tecnica, passione, e moltissima follia.
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