George Foreman finisce al tappeto, ma 20 anni dopo arriva la sua rivincita

Tramortito e umiliato da Muhammad Alì nella notte di Kinshasa del 1974, il pugile appena scomparso si riscattò nel 1994, diventando il più anziano campione del mondo della storia

Foreman mette al tappeto Moorer
Foreman mette al tappeto Moorer
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L'aria condizionata dell'albergo di Kinshasa sta in funzione senza sosta. Quanto caldo fa da queste parti? Lui non se lo aspettava fino a questo punto e, quando si allena, lascia ampie chiazze di sudore impresse sul ring. Non è che George Foreman sappia poi molto dello Zaire. Anzi, a dire il vero non ne sa proprio nulla. Si accorge solo adesso, scostando la tendina della sua suite, che là sotto non devono passarsela affatto bene. Qua si sono concentrati interessi milionari per un incontro di pugilato, ma intanto tutt'intorno la gente conduce esistenze miserabili.

Lui comunque deve rimanere concentrato. Non è il momento, né il posto, per buttarla sulla politica. L'anno è il 1974. La "Rumble in the jungle" sta per avere inizio. In palio c'è il titolo dei pesi massimi. All'angolo opposto del ring c'è un tizio che Foreman è certo di demolire. Muhammad Alì. George è più giovane (25 anni contro 32), è imbattuto, e colpisce il sacco con cinquanta punti al minuto. Montanti come badilate. Combinazioni destro - sinistro somigliante a chicchi di grandine. Sì, è convinto. Il nome non conta: si sente un vandalo prestato alla boxe. Farà a pezzi Alì, facendogli rimpiangere di essere tornato a combattere.

Foreman-Muhammad Alì
Foreman-Muhammad Alì, 30 ottobre 1974

Ma come ti rimetti in piedi quando il tuo mondo si sbriciola? Quando pensi di essere sul punto di farcela e poi quello mulina le braccia con una tale rapidità che, senza nemmeno rendertene conto, sei penosamente al tappeto? Le immagini successive sono appannate soltanto nella sua testa. Alì che solleva la luccicante cintura da campione del mondo, lui che non riesce a spiegarsi come possa essere successo. Lascia lo stadio, tramortito e incredulo.

Per Foreman è l'inizio di un periodo di depressione che resta appiccicata sotto pelle. Rimonta in aereo con il suo cane Dago, con il quale era arrivato, ringrazia Mobuto per avegli voluto donare un leone, e riparte. La testa è bassa, il morale sfasciato. Perché George Foreman esiste in quanto campione del mondo. La sua identità sta tutta racchiusa lì. Se gli sfilano il titolo dalle mani, non sa più chi è, né dove sta andando.

Prova a volare a Parigi, per distrarsi un po'. Annega il dispiacere nel sesso, negli acquisti sciocchi di zebre e belve feroci, di ville gigantesche e macchine veloci. Non serve a nulla. La depressione è un treno in corsa nel suo cervello. Inarrestabile. Sta ancora peggio quando, tornato a casa, scopre che i suoi stessi parenti hanno scommesso contro di lui. Si chiude in camera, affonda con la testa nel cuscino. Un uomo grande e grosso che si scopre improvvisamente vulnerabile.

L'oblio durerà a lungo, anche se - durante il percorso - la fede indicherà la via a George. Lui ha già chiesto la rivincita ad Alì, che mai gliela concederà: "è forte, mica scemo", dirà Foreman. Così continua a scontrarsi con altri pugili, anche se ha smarrito la fiducia. Fino a quel giorno del 1977 in cui Dio decide di apparirgli negli spogliatoi, subito dopo che ha perso ai punti con Jimmy Young. Da quel momento si mette a sorridere e a baciare tutti. Come una resurrezione.

Nastro del tempo che scorre veloce in avanti. Sono passati vent'anni da quella tragica disfatta. Ha fatto rientro sul ring dopo 10 anni dal suo ritiro, nel 1987. Ora invece ne ha 46, visto che siamo nel 1994, nella notte che segna la sua rivincita. Non su Alì, ma almeno rispetto a quel titolo che gli era stato strappato. In quella notte di Las Vegas deve vedersela con il campione in carica Michael Moorer, che sfruttando la differenza d'età lo domina agilmente nelle prime riprese. Foreman, inoltre, non combatte da un anno e mezzo. Tutto pende a suo sfavore.

Il pronostico sembrerebbe confermato: George patisce l'avversario e incassa, ma alla decima ripresa tutto si ribalta. Foreman penetra nella guardia di Moorer con una combinazione destro - sinistro, facendolo vacillare pesantemente. E, qualche istante dopo, la indovina di nuovo, spedendolo al tappeto.

A 45 anni e nove mesi diventa il più anziano campione dei mesi massimi di sempre. La orribile notte di Kinshasa è un ricordo che adesso si dissolve. Si è ripreso la sua identità, ad un'età impronosticabile. Ha rimesso in pari i conti con un destino che l'ha fatto attendere fin troppo.

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