Umiltà, gratitudine e maturità: Sinner si racconta nel documentario "Oltre il tennis"

La serie trasmessa su Sky e Now offre un ritratto intimo del tennista numero uno al mondo

Umiltà, gratitudine e maturità: Sinner si racconta nel documentario "Oltre il tennis"
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“Il tennis per me resta un hobby”: Jannik Sinner è tutto in questa frase, il riassunto perfetto della terza puntata di “Jannik, oltre il tennis”, il documentario-intervista che verrà trasmesso su Sky (e anche su Now) da venerdì 25 a partire dalle 23.30 e che ci offre un ritratto intimo del tennista numero uno al mondo. Realizzato dal direttore di Sky Sport Federico Ferri, il colloquio registrato lo scorso 18 settembre (prima della notizia del ricorso della Wada contro l’assoluzione per il caso Clostebol) racconta di un giovane campione che, nonostante il successo, mantiene un forte legame con la propria umiltà e una consapevolezza matura delle sfide personali e professionali che affronta. Attraverso le sue stesse parole, emerge una personalità complessa, guidata da una forte mentalità vincente ma anche da una sensibilità unica.

“Numero uno? Gli altri mi inseguono ed è un gioco che mi piace”, afferma Sinner, sottolineando come, nonostante la pressione di essere in cima al mondo del tennis, trovi piacere nel confronto con gli avversari. Per lui, però, non si tratta solo di competizione, ma di un percorso più profondo: “Per giocare bene la partita devi lavorare tanto. Divertirsi è essenziale”. Pensare appunto che il tennis sia un lavoro (“il sacrificio è il modo per ripagare quello che il mio team e i tifosi che mi supportano fanno per me”), eppure resti la passione di sempre.

Il suo discorso dopo la vittoria agli Australian Open è un altro momento toccante dell’intervista: “Quando vinci hai la possibilità di ringraziare chi ti ha aiutato”. E Sinner mostra gratitudine verso i suoi genitori, consapevole che la strada verso il successo non si percorre da soli. La famiglia ha avuto per lui un ruolo cruciale: “È più difficile per un genitore lasciare libero un figlio di andare, decidere quando è il momento giusto per farlo”. Nonostante ciò, Sinner riconosce la libertà che i genitori gli hanno concesso fin da piccolo: “Vedo tanti ragazzi che hanno pressione addosso a 8-9 anni: così è difficile, io ho avuto grande libertà, sono stato fortunato”.

La vita fuori dal campo è altrettanto importante per Jannik, che quest’anno ha affrontato sfide personali significative: “Ho capito tante cose. Ero in una situazione difficile, ma a un certo punto mi son detto: è tutto irrilevante. Io sono sano e sto bene”. La malattia di sua zia, ricordata dopo aver vinto gli Us Open, ha infatti lasciato un segno profondo: “Mi ha dato tanto, quando una persona sta male il resto non conta”.

Sinner non nasconde le difficoltà legate alla pressione mediatica e alla disciplina che il suo sport richiede: “Il lavoro è palestra, fisioterapia, dormire bene: ma lo accetto, mi fa crescere come persona”. Così come è importante avere al fianco le persone giuste, come il coach Darren Cahill e suo padre: “Senza di loro non avrei potuto superare il periodo in cui dovevo giocare con l’incubo dell’inchiesta doping”.

Il caso Clostebol, una delle vicende più delicate della sua carriera, viene affrontato con sincerità: “È stato difficile, potevo aprirmi con poche persone. Non sapevo come comportarmi, non avevo il controllo”. Un momento che lo ha segnato profondamente, ma che lo ha anche aiutato a distinguere chi erano i veri amici: “Ho scoperto che alcuni pensavo che non lo fossero e invece erano con me, mentre molti altri al contrario non lo erano”.
Non mancano anche delle curiosità, soprattutto sul fatto di essere quasi infallibile nei tie-break: “Voi vi concentrate sul punteggio, ma per me è il momento di scegliere i colpi migliori che ho testato durante il match. A quel punto so cosa devo fare per cercare di vincere”

Infine, guardando al futuro, Sinner non si nasconde: “La stagione prossima?

L’obiettivo è imparare altre cose fisiche e mentali per fare passi avanti”. E riguardo al torneo che sogna di vincere nel 2025 risponde “lo tengo per me”. Ma se dovessimo fare una scommessa, oltre il suo tennis c’è Wimbledon.

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