«Terrorismo e rappresaglie da condannare»

Benedetto XVI: «Diritti violati all’origine della crisi ma le violenze non sono mai giustificabili. I politici ritrovino la ragione e il dialogo»

Andrea Tornielli

Gli «atti terroristici» ma anche «le rappresaglie» che colpiscono la popolazione civile non possono essere giustificate: la via intrapresa in questi giorni in Medio Oriente, «come l’amara esperienza dimostra», non porta a nulla di buono, mentre è necessario che i politici tornino alla via del dialogo. È chiaro e fermo l’appello che Benedetto XVI, al termine del primo Angelus delle sue vacanze in montagna, dedica alla preoccupante crisi medio-orientale. Gli attacchi degli hezbollah, la pesante reazione israeliana con l’attacco al Libano, i razzi dei fondamentalisti islamici che seminano morte a Haifa, l’annunciata nuova rappresaglia guidata dai generali di Gerusalemme: tutte notizie che hanno rattristato e preoccupato il Pontefice, che si è raccolto in preghiera per le vittime. Ieri le sue parole sono state inequivocabili.
«In questi ultimi giorni le notizie dalla Terra Santa sono per tutti motivo di nuove gravi preoccupazioni – ha affermato Benedetto XVI –, in particolare per l’estendersi di azioni belliche anche in Libano, e per le numerose vittime tra la popolazione civile». «All’origine di tali spietate contrapposizioni – ha continuato il Papa – vi sono purtroppo oggettive situazioni di violazione del diritto e della giustizia. Ma né gli atti terroristici né le rappresaglie, soprattutto quando vi sono tragiche conseguenze per la popolazione civile, possono giustificarsi». «Su simili strade – ha aggiunto il Pontefice – come l’amara esperienza dimostra – non si arriva a risultati positivi».
Chiarissima la condanna degli atti terroristici e degli attentati delle ultime settimane ai danni di Israele. Ma altrettanto chiara la condanna per la reazione militare che ha portato le truppe israeliane ad attaccare uno Stato sovrano, qual è il Libano, con conseguenze sulla popolazione civile. Le vicende del Paese che fu un esempio di convivenza pacifica tra cristiani maroniti e musulmani sono sempre state seguite con particolare attenzione dalla Santa Sede.
Quanto al riferimento alle «oggettive situazioni di violazione» del diritto e della giustizia all’origine del conflitto, si tratta di una considerazione applicabile a entrambe le parti in causa. Non va certo dimenticata la risoluzione 1559 delle Nazioni Unite, che prevede il disarmo di Hezbollah e il dispiegamento dell’esercito libanese nel sud del Paese proprio per impedire il lancio dei razzi sugli insediamenti israeliani; ma non vanno neanche dimenticate altre risoluzioni Onu riguardanti i diritti del popolo palestinese.
Benedetto XVI ha quindi ricordato che proprio ieri si celebrava la festa della Madonna del Carmelo, «Monte della Terra Santa che, a pochi chilometri dal Libano, domina la città israeliana di Haifa, anch’essa ultimamente colpita». «Preghiamo Maria, regina della pace, perché impetri da Dio il fondamentale dono della concordia, riportando i responsabili politici sulla via della ragione e aprendo nuove possibilità di dialogo e di intesa. In questa prospettiva invito le Chiese locali a elevare speciali preghiere per la pace in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente».
Tre giorni fa era stato il Segretario di Stato uscente, Angelo Sodano, a intervenire sulla crisi medio-orientale dicendo che «la Santa Sede condanna sia gli attacchi terroristici degli uni sia le rappresaglie militari degli altri» perché «il diritto alla difesa da parte di uno Stato non esime dal rispetto delle norme del diritto internazionale, soprattutto per ciò che riguarda la salvaguardia delle popolazioni civili».

Il cardinale aveva aggiunto che il Vaticano «deplora l’attacco al Libano, una nazione libera e sovrana, e assicura la sua vicinanza a quelle popolazioni, che già tanto hanno sofferto per la difesa della propria indipendenza».

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