Stefano Vladovich
Un tranquillo quanto insospettabile impiegato e, a tempo perso, esperto tombarolo. Fabrizio M. è soprattutto un profondo conoscitore di reperti archeologici depredati nelle zone maggiormente a rischio: Ostia Antica, Isola Sacra, Maccarese, Etruria meridionale. È qui che in poco tempo è riuscito, con laiuto di almeno un complice, a impiantare un canale per la vendita di vasi, anfore, monete, statue, bassorilievi, urne cinerarie e persino are funerarie in marmo. Oltre trecento i pezzi sequestrati. A bloccare la sua attività, difatti, gli uomini delle Fiamme Gialle del II Gruppo Roma. «Le indagini sono state avviate con lobiettivo di contrastare il commercio illegale di opere darte in questo territorio - spiega il capitano Augusto DellAquila, comandante del nucleo operativo di via Alcide Pedretti, a Ostia -. Dopo settimane di pedinamenti e appostamenti abbiamo fermato il sospettato mentre stava effettuando un trasferimento di materiale». In auto, allinterno di cartoni e casse di legno, kylix attiche a figure rosse e nere (piatti in ceramica con le raffigurazioni ottenute «a risparmio» sul fondo del vaso) risalenti al VI secolo avanti Cristo, urne romane in marmo detà imperiale, I secolo dopo Cristo, ornamenti, monete e altro vasellame proveniente da scavi clandestini. «La perizia effettuata dalla Soprintendenza archeologica di Ostia - continua il capitano DellAquila - ha confermato che il materiale è autentico. Probabilmente stava per essere ceduto a intermediari che lo avrebbero poi venduto a collezionisti senza scrupoli o a case dasta». Tra gli altri ricettatori la Guardia di Finanza ha bloccato allaltezza di Maccarese un uomo di 45 anni con altri sette reperti tra i quali ancora kylix e un rilievo in marmo di scuola greco-etrusca. I due sono stati denunciati a piede libero per traffico di materiale di valore archeologico e storico.
Un fenomeno, purtroppo, in crescita. Lo confermano i dati della Finanza: oltre il 50 per cento in più nel biennio 2004-2005 rispetto al precedente. «Numeri allarmanti - spiega il capitano Massimo Rossi, comandante del Nucleo tutela patrimonio archeologico a Tor Sapienza - che si possono spiegare con le pene attuali, tuttaltro che adeguate al reato. Negli ultimi due anni, tanto per citare qualche altro dato che renda lidea, sono stati recuperati e restituiti alla pubblica fruizione ben 16.352 pezzi fra questi 972 opere pittoriche, oltre 330mila quelle contraffatte trovate ai mercanti darte e 313 persone denunciate».
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