Tre studenti rapinatori «per gioco»

Dopo essere stati rintracciati, i mini balordi se la cavano con la sola denuncia

Paola Fucilieri

Avessero avuto un motivo preciso, e magari simpatico, per farlo - vista la loro giovane età - ci si poteva fare almeno due risate. E concludere che, nonostante la gravità del fatto che avevano tentato di compiere e i seri provvedimenti da prendersi in merito, la loro «prima volta» era stata solo una ragazzata. Invece nessun programma per una gita a Montecarlo a far bagordi, nessun sogno stratosferico represso a fatica agitava la fantasia dei tre sedicenni - studenti e incensurati - che domenica pomeriggio, armati di una pistola giocattolo, hanno tentato di mettere a segno una rapina in una tabaccheria in Ripa di Porta Ticinese, lungo il Naviglio Grande. «Siamo stati semplicemente degli stupidi», hanno commentato loro stessi davanti ai poliziotti del commissariato Ticinese che li hanno individuati e ai perplessi genitori che questa proprio non se l’aspettavano: i loro figli potenziali rapinatori! I loro «bambini»! Perché, a vederli, non farebbero paura nemmeno a un gatto.
Figuriamoci se potevano in qualche modo intimorire il titolare della tabaccheria. Che, appena s’è trovato davanti quei tre ragazzini, uno che gli puntava la pistola contro, gli altri due fermi dietro di lui, tutti con cappellini e sciarpe sul viso per non farsi riconoscere - ha dovuto solo dire alla moglie (che era nel retro) a gran voce, di chiamare il 113, per vederli sparire. Ovvero: i due che stavano dietro quello con la pistola - uno residente a Milano, l’altro a Buccinasco - se la sono data immediatamente a gambe levate; il «pistolero», che vive con la famiglia ad Assago, spiazzato forse da quella ritirata inaspettata da parte dei due complici «cuor di leone» - ha tentennato un po’ e poi ha battuto in ritirata pure lui.
Inutile sottolineare che sono stati tutti rintracciati in brevissimo tempo dai poliziotti. Per primo, nei dintorni, è stato individuato quello che si era presentato armato della pistola giocattolo, e che, infilata nella cintola - manco fosse un samurai - aveva una spada giapponese con lama di 60 centimetri e un coltello a scatto.
Il giovane, come detta un certo codice d’onore, non voleva fare il nome dei complici. Peccato che, indosso, portasse il giubbino del suo coetaneo milanese. I due, da veri balordini doc, si erano scambiati gli indumenti pensando che servisse a confondere le acque. Dimenticando, però, di scambiarsi anche i documenti che tenevano nelle tasche interne dei rispettivi giubbini. Il secondo aspirante rapinatore, infatti, è stato rintracciato anche lui poco dopo, sempre per strada e sempre dalla volante dei poliziotti del commissariato Ticinese, che non hanno esitato a denunciare entrambi per tentata rapina, per poi rilasciarli.

Il terzo studente la polizia è andata a prenderlo invece a casa, a Buccinasco: a quel punto non hanno dovuto insistere molto per ottenere il suo nome dai due complici impauriti. E, davanti alla famiglia esterrefatta, gli agenti lo hanno semplicemente identificato. In attesa del processo penale al quale dovranno partecipare tutti e tre.

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