Da Tremonti il piano anti crisi: "Rigore, tagli e rendite tassate"

"Incontro costruttivo e positivo". Il ministro dell'Economia ha così definito l'audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato, dove ha spiegato i due punti sui quali il governo sta lavorando per sconfiggere la crisi: da una parte la proposta di pareggio di bilancio in Costituzione, dall'altra la scelta di anticipo del pareggio di bilancio. Tra le altre misure il taglio dei costi della politica, l'accorpamento delle festività sulla domenica, la tassazione al 20% delle rendite finanziarie. Ma nel Pdl c'è una fronda di quattro parlamentari contrari: "Il nostro voto non è scontato"

Da Tremonti il piano anti crisi: 
"Rigore, tagli e rendite tassate"

Roma - L'impegno del governo a fermare la crisi si divide in due parti: da una parte la proposta di pareggio di bilancio in Costituzione nell'articolo 81, dall'altra la scelta di anticipo del pareggio di bilancio. In audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato (tutti presenti a ranghi compatti con i leader di partito in testa), il ministro dell’Economia Giulio Tremonti parla di "eterogenesi dei fini" e lancia le misure anti crisi decise dal governo in comune accordo con le parti sociali. "Ci sono le basi per fare in fretta un lavoro importante - spiega il titolare dell’Economia - c'è spazio per un lavoro che presuppone un disarmo plurilaterale e uno spirito costituente".

Tremonti: incontro costruttivo "Un incontro positivo e costruttivo pur nella dialettica di una sede parlamentare così vasta. Un contributo sicuramente importante in vista del difficile lavoro che ci aspetta per la discussione del prossimo provvedimento predisposto nell’interesse del Paese". Così il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intercettato dall’ANSA all’uscita di Palazzo Giustiniani, sull’audizione da lui tenuta in Parlamento. "Sono sicuro - ha aggiunto il ministro - che ci saranno altre occasioni di confronto e di discussione con il contributo determinante dell’opposizione". 

Cambiare l'articolo 81 Il punto di partenza per rilanciare il Paese sta nella modifica dell'articolo 81 della Costituzione che, a detta del titolare del dicastero di via XX Settembre, "non costituisce un caso di successo". Va cambiato proprio perché "trova difficoltà a funzionare". Una scelta che deve essere presa al più presto proprio perché la congiuntura economica globale implica scelte immediate e radicali. E' lo stesso Tremonti a riconoscere che è la situazione attuale a costringere il governo a "scelte di maggior rigore". Proprio per questo, la scelta di inserire nella Costituzione il pareggio di bilancio "segna la fine di un'epoca nella quale l’Occidente poteva piazzare titoli ai valori che voleva". Va subito detto che il decreto che poneva il pareggio di bilancio al 2014 era stato votato a metà di luglio scorso. Da allora alcuni fatti nuovi, successivi e concatenati hanno modificato il corso delle nostre attività: il più importante è sicuramente è l'intensificazione verticale della crisi. Crisi che, è il ragionamento di Tremonti, ha preso "un corso diverso" che non solo non è ancora finito ma non può nemmeno essere disegnato in una dibamica prevedibile.

Tagli alla politica Per abbatteri il "rosso" dei conti pubblici Tremonti pone innanzi tutto l'accento sulla necessità di "intervenire con maggiore incisività sui costi della politica", non solo sui costi dei politici ma sulle complessità del sistema. Tagliare gli stipendi dei politici non è sufficiente, Tremonti vorrebbe anche mettere mano al numero (eccessivo) degli onorevoli presenti in parlamento. Sebbene nella lettera all'Italia la stessa Banca centrale europea abbia suggerito di prendere provvedimenti sulle pensioni di anzianità e di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici, Tremonti preferisce "intervenire con forza su liberalizzazioni, servizi pubblici e professioni". C’è, inoltre, l'intenzione di intervenire sulla tassazione delle rendite finanziarie senza però toccare i titoli di Stato (riduzione dal 27 al 20 per cento i depositi bancari e postali e aumento dal 12,5 al 20 per cento la tassazione sui titoli) e di garantire forme più forti di contrasto all’evasione fiscale, soprattutto nei casi di omessa fattura o scontrino.

Le politiche sul lavoro Infine, le politiche sul lavoro. Il ministro dell'Economia non nasconde che "c’è la spinta a una contrattazione a livello aziendale e, quindi, il superamento di un sistema centrale rigido". Nei suggerimenti della Bce appaiono infatti formule (a detta dello stesso Tremonti "piuttosto critiche") come i licenziamenti e la dismissione del personale che dovrebbero però essere compensati con meccanismi di assicurazione e di migliore o più felice collocamento sul mercato del lavoro.

Ed è proprio in questo passaggio della lettera della Bce in cui compaiono anche le parole "diritto a licenziare". Come già per i provvedimenti richiesti in maniera di pensioni, anche su questo passaggio subentra la postilla per cui "non è detto che tutto questo sia parte della condivisa attività del governo".

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