Triacca, dalla Valtellina con istinto

Andrea Cuomo

«Vino d’istinto». Così Triacca, storica azienda vinicola della Valtellina, ama definire il suo prodotto, giocando sull’apostrofo che, scomparendo, mira a «distinguere» il marchio. Una strategia di comunicazione supportata splendidamente da una batteria di vini che difficilmente si confondono nella truppa, prodotti da più di un secolo nella storica vigna La Gatta di proprietà di questa famiglia che arriva dalla vicina Svizzera ma che enologicamente è ormai decisamente italiana. L’azienda ha anche due tenute toscane, nel Chianti Classico e a Montepulciano.
Ma noi oggi ci occupiamo dei gioielli di famiglia, i vini della Valtellina, che esaltano tutte le caratteristiche delle sottozone di questo territorio dove l’enologia è una stoica ma esaltante lotta contro la gravità. Il vertice è certamente raggiunto dallo Sforzato (o Sfursàt) San Domenico, massima espressione dell’enologia della valle. Si tratta di un vino da uve selezionate, raccolte in casse e stivate ad asciugare. Solo dopo tre mesi di appassimento vengono pigiate e vinificate. Il risultato è un vino esaltante, corposissimo e rotondo eppure quasi contegnoso nella sua austerità, con un corredo aromatico enciclopedico e campione di persistenza. Circa 25 euro. Appena sotto i Valtellina Superiore delle varie sottozone, tra i quali molto ci è piaciuto il Prestigio, questo da uve leggermente appassite in vigna. Circa 25 euro. Eccellenti anche i vari Sassella, Casa La Gatta, Grumello, Inferno (tutti a circa 12 euro).

Detto del bianco La Contea, da uve Pignola e Chardonnay, nota di merito per Del Frate, che si presenta nella bottiglia da 500 cc come un vino dolce ma è un Sauvignon che punta tutto su un naso tropicale e su una potenza sconosciuta a molti bianchi. 15 euro.

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