Turismo, infrastrutture e cantieri Parte il risiko delle nomine di Expo

Milano Expo significa mettere in gioco investimenti colossali. Ossigeno per gli immobiliaristi, messi in difficoltà dalla crisi del settore.
Ma il 30 giugno c’è un appuntamento cruciale per l’Expo 2015: la partita delle nomine, ovvero la scelta fondamentale per l’organizzazione del grande evento. Il Comune di Milano sta lavorando alla creazione di una holding a cui faranno parte le unità operative: tre società per gestire l’Expo e, rispettivamente, dedicate a turismo, infrastrutture e sito espositivo.
Chiaro a tutti che il risiko dei nomi è un incastro niente male, anche perché gli investimenti che arriveranno sul territorio rappresentano un volano per rafforzare l’ente espositivo milanese. È evidente pure che, conseguentemente, l’identikit dei candidati si declina in una conoscenza non comune dei meccanismi della pubblica amministrazione, in una esperienza nella gestione di macchine organizzative complesse e, infine, nella capacità di confrontarsi e fare rete con realtà internazionali.
E se il sindaco Letizia Moratti scommette su Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, c’è chi in Regione per il vertice della holding che dovrà gestire Expo 2015 punta su Luigi Roth, attuale presidente di Fondazione Fiera e appena riconfermato in Terna. Roth sarebbe, dicono, il supermanager giusto al posto giusto. Nella partita spunta anche Claudio Artusi, oggi amministratore delegato di Fiera Spa, che dovrebbe - secondo indiscrezioni - guidare la controllata che gestirà il sito espositivo di Expo ossia l’ampliamento, la costruzione e l’infrastrutturazione dei padiglioni di Rho-Pero. A rimpiazzare Artusi (nominato alla Fiera nell’ottobre 2006), altro effetto dell’assegnazione dell’Expo sulla galassia Fiera Milano, potrebbe essere Enrico Pazzali, attuale direttore generale della Fiera spa.
Risiko incandescente, dunque. Mentre sul fronte dell’urbanistica si registra la decuplicazione del valore dei terreni coinvolti nel progetto di Expo 2015. Un esempio? Sui 255mila metri quadrati di proprietà della società Belgioiosa (controllata dalla famiglia Cabassi) l’indice di edificabilità è pari a 0,6 e, quindi, supponendo che il terreno valga 10-12 euro al metro quadrato si ha un valore che va dai 2,55 ai 3,06 milioni di euro. E moltiplicando 3mila euro al metro quadrato per i 30mila metri quadrati che si potranno costruire si ottiene un valore di 22,5 milioni di euro.


Stime vincolate all’approvazione del piano urbanistico (che vincola l’accordo sulla destinazione d’uso), mentre grazie al master plan di Palazzo Marino che, a fianco di un’area di un milione di metri quadri, prevede uno spazio di altrettanta superficie entrano in gioco altre società immobiliari: tra queste, la Camfin, EuroMilano e le Poste italiane.

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