«Il turismo spianerà la strada alle Olimpiadi»

«Il turismo spianerà la strada alle Olimpiadi»

nostro inviato a Londra

Forse, se un giorno Roma avrà il secondo polo turistico, di assessori al Turismo nella capitale ne serviranno due. Per il momento va benissimo l’energia di Mauro Cutrufo, vicesindaco con delega a uno dei settori strategici della Città eterna. Che da mesi gira il mondo per promuovere i nuovi ambiziosi progetti per rendere più attraente e ricettiva la capitale. Cercando di trasmettere un nuova idea di Roma che si sommi (e non si sostituisca) a quella che già esiste nell’immaginario collettivo. Duro lavoro, soprattutto perché fatto con pochi fondi. Lo Stato infatti conferisce i soldi per il turismo alla Regione, cosicché Roma, che è il «brand» principale del turismo laziale, finisce per sentirsi una sorta di invitato alla festa che organizza, rifocilla e anima.
Ultima tappa del girovagare di Cutrufo è stata Londra, dove lunedì ha visitato lo stand dell’ATLazio al World Travel Market e dove per tre giorni il vicesindaco ha raccontato la seconda futura Roma agli inglesi. E anche al sindaco londinese Boris Johnson. Al quale a sua volta Cutrufo ha cercato di carpire i segreti dell’organizzazione dei Giochi Olimpici 2012 in vista del sogno olimpico capitolino. «Perché anche se di Olimpiadi non mi occupo io ma il sindaco Alemanno - dice Cutrufo - la possibilità per Roma di ospitare i Giochi nel 2020 è strettamente legata alla realizzazione del secondo polo turistico. Se non si fa quest’ultimo niente Olimpiadi».
Cutrufo, al di là dei cinque cerchi, come nasce l’idea del secondo polo turistico romano?
«Nasce dal confronto con i tanti primati romani con alcune semplici cifre».
Partiamo dai primati…
«Molti non sanno che Roma è la più estesa città europea coi suoi 130mila ettari, ha poi più mare di qualsiasi città europea e ha il 40 per cento del patrimonio culturale del mondo intero».
E ora le cifre…
«Che sono semplici. Se Londra riesce a fare 25 milioni di turisti l’anno che si trattengono per cinque notti, se Parigi fa 15 milioni di turisti che si trattengono per quattro notti, noi che non riusciamo a trattenere i nostri 15 milioni di turisti per più di due giorni, non avremmo dovuto porci il problema? Naturalmente ce lo siamo posto».
E la risposta è il progetto del secondo polo turistico…
«Sì, un progetto da 9 miliardi di euro di investimenti, per l’80 per cento privati, dei quali 3 miliardi e mezzo si stanno già spendendo e che interessa 27mila ettari. Si badi bene: stiamo parlando di una fetta di città, e non di un’area sperduta nel deserto come accade a Dubai».
Che cosa ci sarà in questa nuova città turistica?
«Un parco tematico su Roma antica che calcoliamo possa attrarre 9 milioni di visitatori l’anno più un altro di ambientazione cinematografica in collaborazione con Cinecittà. Ci sarà l’acquario che stiamo realizzando sotto il laghetto dell’Eur, la Formula Uno e la Nuvola di Massimiliano Fuksas, che rivitalizzerà il turismo congressuale. Ci sarà il nuovo Waterfront di Ostia e il nuovo polo nautico di Fiumicino, che farà di Roma la capitale del diporto. Ci sono già l’Eur, l’Appia Antica, Ostia Antica. Ci sono già infrastrutture come l’aeroporto di Fiumicino (che sarà raddoppiato), il porto di Fiumicino, l’autostrada Roma-Civitavecchia, la ferrovia Roma-Fiumicino, la nuova Fiera di Roma».


Basterà per recuperare terreno nei confronti delle altre grandi capitali turistiche mondiali?
«Di sicuro noi possiamo e dobbiamo cercare di creare quello che hanno New York, Londra, Parigi. Ben sapendo che loro non potranno mai recuperare quello che abbiamo noi».

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