Tursi spinge l’Ici al massimo: aumenti fino al 45 per cento

I cittadini genovesi alle prese in questi giorni con la sgradita sorpresa dei «ritocchi» del Comune all’imposta sulla casa

Francesco Gambaro

«Per quarant'anni ho mangiato polvere e fumo in un'azienda metalmeccanica. Ora speravo di godermi una meritata pensione, prima che mi arrivasse dal Comune il bollettino per il pagamento dell'Ici: alla faccia del ritocco, questa è una mazzata!». Trattiene a stento la rabbia, Gianni Storti, 54 anni, fresco di pensione dopo una vita da carpentiere e una casa di 55 metri quadrati in via De Vincenzi a San Gottardo. Pochi giorni fa l'uomo ha ricevuto il modulo prestampato del Comune con l'avviso di pagamento della prima rata della tassa sulla casa di proprietà.
E lo stupore è stato pari alla stizza. Perché l'importo dell'Ici è salito da 71,40 euro a 130,26: più 58,86 euro rispetto all'anno scorso. Con un incremento del 45,20 per cento. Le detrazioni sull'Ici sono scese da 155 a 104 euro, così il signor Storti ha dovuto scucire dal portafoglio una cinquantina di euro in più sulla prima casa. Errori nella compilazione dei moduli? «Lo escludo categoricamente. I valori catastali non sono cambiati, ho preso come riferimento il bollettino dell'anno scorso. Da parte mia non esiste nessuna responsabilità», controbatte l'uomo. Che aggiunge: «In tutta sincerità, dopo quello che avevo letto sui giornali, mi sarei aspettato un ritocchino, non una batosta del genere. Di questo passo non so dovremo andremo a finire. E ora aspettiamo la tassa sulla spazzatura, ma si sa già che potrebbe aumentare del cinque per cento», confessa il malcapitato contribuente. Certo è che tutte queste «gabelle» pesano, non poco, sul bilancio familiare: «Mia moglie ha un lavoro part-time e la mia pensione è sempre quella. Ora iniziamo a essere veramente incavolati». Una situazione nella quale si trovano altri centocinquantamila genovesi, che stanno ricevendo in questi giorni i moduli di Tursi con la somma da versare per la prima casa. «Nel mio palazzo - racconta Storti - molti devono ancora ricevere i bollettini, ma li ho già messi in guardia. A tempo debito ci faremo sentire con l'amministrazione comunale». Per adesso, può bastare una stoccata velenosa all'indirizzo del sindaco e della sua giunta: «Anziché pensare al Suq e ai vari mercatini del porto antico, Pericu dovrebbe spendere meglio i nostri soldi, iniziando a ridurre l'Ici, che noi consideriamo un sopruso», chiosa Storti. L'ex operaio è in buona compagnia. Molti genovesi contestano gli errori di calcolo fatti dai tecnici comunali negli ultimi bollettini, mentre altri stanno ancora aspettando da Tursi la restituzione degli importi non dovuti. È il caso di M.F. che due anni fa versò per errore al Comune di Genova l'importo sulla casa di proprietà, che spettava a un altro Comune. Estinto il debito, la donna ha fatto richiesta agli uffici comunali per recuperare l'imposta erroneamente pagata. Morale della favola: il rimborso non sarebbe arrivato prima di quattro anni, perché le richieste sotto esame erano ferme al 2002. «Signora, abbia pazienza, ma non ci possiamo fare niente», la cortese risposta alla contribuente imbufalita. E molti altri proprietari a Genova sono nelle stesse condizioni.

Al punto che Edoardo Rixi, capogruppo della Lega Nord, suggerisce di istituire un ufficio preposto alla gestione delle aliquote, «perché né il difensore civico, né il garante del contribuente possono risolvere le situazioni più intricate». Sperando che basti.

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