È tutto pronto, nella prima settimana di apertura di Expo Milano 2015 il primo maggio, per un altro taglio del nastro, quello di Tuttofood 2015, il grande Salone dell’agroalimentare in programma dal 3 al 6 maggio nei padiglioni di Fiera Milano a Rho. A due passi dall’Esposizione Universale che si può raggiungere direttamente dal quartiere espositivo con un collegamento diretto e in linea con il suo tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.
Un’edizione davvero speciale, storica, questa di Tuttofood 2015 proprio per la concomitanza con Expo, occasione irripetibile per presentare eccellenza, ricchezze di prodotti, capacità d’innovazione dell’agro-alimentare italiano e di quello estero. I numeri confermano questo scenario: nei dieci padiglioni della rassegna (ben quattro in più rispetto all'ultima edizione) saranno presenti 2.838 espositori, in rappresentanza di 7.000 marchi italiani e stranieri di tutti i comparti della filiera su 180mila metri quadrati di superficie espositiva.
E che si tratti di un’edizione straordinaria l’ha ricordato l’ad di Fiera Milano Enrico Pazzali che ha sottolineato nella conferenza-tavola rotonda di presentazione come Tuttofood sia “cresciuta in soli quattro anni dalla nascita fino a diventare la terza fiera agro-alimentare d’Europa confermandosi coma importante piattaforma di politica industriale a sostegno delle imprese”. Il Salone è cresciuto edizione dopo edizione e Paolo Borgio, exhibition manager di Tuttofood ha sottolineato che “a spiegare l’evoluzione della manifestazione non bastano le statistiche di questa edizione, perché fin dall’inizio è stato registrato un tasso altissimo di fidelizzazione delle aziende con un turnover esiguo, solo l’8% dovuto all’attenzione per la filiera che abbiamo saputo offrire durante anni di accordi con le associazioni, incontri con le aziende, convegni aperti agli operatori”. Non solo, c’è stata una continua attenzione verso i buyers - quest'anno 2.100 internazionali - con un lavoro per individuare i profili più importanti e motivi sui mercati di tutto il mondo, consolidati ed emergenti e, ha aggiunto Borgio, “il programma Expo Business Matching offre alle aziende espositrici la possibilità di incontrare direttamente in fiera le delegazioni commerciali che nel corso dei mesi visiteranno l'Esposizione Universale”.
“Abbiamo adottato un approccio diverso dal solito – ha sottolineato il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, commentando una ricerca commissionata da TuttoFood sulle tendenze dell’alimentazione in casa e fuori casa – mettendo a confronto le attitudini in Italia e all’estero e focalizzandoci sul contrasto tra due fasce d’età interessanti: i Millennials (18-19 anni) e i Baby Boomers (50-64 anni)”.
“Il concetto di fondo è che la crisi ha reso le persone più attente e consapevoli – ha proseguito Pagnoncelli – spingendo alla ricerca di un equilibrio tra gratificazione e salute, tra etnico e tradizione, tra casa e fuori casa. Gli italiani si distinguono nel mondo per l’attenzione alla qualità degli ingredienti e la propensione a mangiare a casa, mentre le differenze generazionali incidono sul desiderio di sperimentare, più vivo nei giovani. Non c’è invece una dicotomia tra prodotti e industriali e non: il vero differenziale percepito è tra maggiore o minore qualità”.
Se il cibo deve appagare i sensi, deve anche essere sano, visto che l'87% dei più maturi (ma anche il 75% dei giovani) credono che la salute cominci a tavola. Su quanto contino valori e ingredienti sulle etichette dei prodotti, i consumatori si dividono in due scuole di pensiero equivalenti. Guardano alle proprietà nutritive dei cibi il 56% dei Baby Boomers e il 54% dei Millennials, mentre sono attenti ai valori nutrizionali il 48% dei più junior e il 56% dei più senior. Il ricambio generazionale conferma l’avanzata del bio: oltre un quinto dei consumatori più giovani (23%) compra solo prodotti biologici, quota che scende al 18% tra le schiere dei loro genitori. Ma è soprattutto nella qualità degli ingredienti che il nostro Paese - forte di una grande tradizione eno-gogastronomica - si rivela molto più attento di tutti gli altri facendo registrare per questa voce un valore di 31, contro un valore medio di 17 in Europa, che scende a 15 negli Usa ed è addirittura negativo in Brasile.
L’eccellente livello della cucina domestica italiana stravince nel confronto internazionale. D'altra parte - sottolinea tancora la ricerca Ipsos - gli italiani trascorrono in cucina molto tempo: 68 minuti al giorno in media. Più al Sud e nelle isole, meno al Nord. Ed è vero che i ritmi sono sempre più frenetici ma a dispetto di ciò i cibi freschi rappresentano la scelta preferita: sono infatti ritenuti più sani e più saporiti. In casa e fuori casa, tra colazioni, pranzi e cene, emerge un altro dato che colpisce: la colazione si fa in casa, e solo un italiano su sette la consuma al bar. Anche da noi però i pasti consumati fuori casa, soprattutto nella pausa dal lavoro, diventano sempre più importanti e avanza del 10% l'anno il trend dello street food.
Mutato anche l’approccio a cibo e cucina in casa. Su questo versante dominano sperimentazione e creatività, condivisione sui social, apertura alla cultura etnica, utilizzo di strumenti tecnologici e prodotti come preparati e basi che velocizzano tutti i processi. In fatto di cibi che più hanno influenzato la cucina italiana, nella top ten degli alimenti stranieri, raggiungono le prime tre posizioni kebab, hamburger e sushi mentre se si esaminano piatti e ricette italiane che maggiormente hanno influenzato la cucina di altri Paesi, secondo i Millennials si tratta senza dubbio di pizza, pasta ed espresso o cappuccino sostituito dal parmigiano o grana per i Baby Boomers.
Argomenti stimolanti, discussi in una tavola rotonda dallo chef stellato Carlo Cracco, dalla nutrizionista dell’Istituto Auxologico di Milano Raffaella Cancello e dell’ad del Gruppo VéGé, Giorgio Santambrogio. “In passato il cuoco aveva il ruolo principale di tramandare e le cucine erano nascoste – ha affermato Carlo Cracco –. Oggi invece la cucina è un luogo visibile e il cuoco è un autore che interpreta le tendenze: al livello più alto, si tratta di lavorare con cibi esclusivi, spesso più costosi del loro valore intrinseco. Ma la vera sfida è mantenere la qualità anche sulle fasce di prezzo intermedie, ad esempio con la selezione dei fornitori e la scelta di ingredienti di pari qualità nutrizionale ma meno ‘prestigiosi’ e quindi meno costosi. In particolare vedo affermarsi molto un trend vegetariano-vegano in alto di gamma”.
“L’aspetto nutrizionale è fondamentale, soprattutto nel fuori casa e nei pasti di mezzogiorno – ha aggiunto Raffaella Cancello –. Spesso i pazienti discutono con noi in dettaglio le etichette dei prodotti: è il segno che la sensibilità è cresciuta molto. La prevenzione è fondamentale e inizia dal carrello della spesa. Oggi il mercato offre molti prodotti validissimi da questo punto di vista ed è importante che il fuori casa continui a evolversi per rispondere a questa richiesta”.
“La grande distribuzione organizzata si è lentamente evoluta da punto vendita rivolto a un consumatore a punto d’acquisto rivolto a un acquirente e infine a point of education, come amo dire io, rivolto a persone-clienti – ha concluso Giorgio Santambrogio –.
Con il supporto dei brand dobbiamo puntare a sensibilizzare ancora di più le persone lavorando sugli assortimenti: ad esempio, sfoltire referenze che si distinguono solo per minime differenze di prezzo e introdurre invece sempre più prodotti originali, innovativi e nutrizionalmente equilibrati”.TuttoFood: www.tuttofood.it, @TuttoFoodExpo, #TuttoFood 2015.
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