Fabio Fazio molla la Rai e subito il Pd evoca l’editto. Il conduttore di Che Tempo che fa accetta l’offerta di un’altra azienda televisiva. Ma per la sinistra è già un «martire». Si grida alla cacciata. Si mobilita addirittura l’Anpi per il «partigiano Fazio». Manca all’appello solo l’Onu. Eppure nessuno l’ha messo alla porta. Se ne è andato sua sponte, dicendo sì alla proposta di contratto per quattro anni arrivata da parte di Warner Bros. Discovery. Con Fabio Fazio saluta la Rai anche Lucia Littizzetto, da sempre legata al conduttore da un sodalizio commerciale.
Non basta. Per Elly Schlein and company Fazio e Littizzetto sono due «vittime» del governo Meloni. A far infuriare i compagni il tweet ironico del vicepremier Matteo Salvini, bersaglio negli anni passati di pesantissime critiche da parte di Fazio dal salotto di RaiTre. Salvini saluta così su Twitter l’addio di Fazio e Littizzetto: «Belli ciao», accompagnato dall’emoticon della manina che saluta. Ironia zero. Il Pd sbrocca in difesa del suo conduttore preferito: «Che tempo che fa di Fabio Fazio è stato uno dei migliori prodotti culturali della tv. La destra al potere sceglie di privarsene e fa un danno alla tv, alla cultura e all’Italia», attacca su Twitter l’ex segretario dei democratici Enrico Letta.
Si apre la batteria rossa in difesa di Fazio a cui va il merito di aver portato per primo sulla tv di Stato Aboubakar Soumahoro, con la benedizione di Roberto Saviano. Un primato che la sinistra vuole difendere come un fortino. Da Peppe Provenzano, braccio destro di Elly Schlein, arrivano parole di fuoco: «Non spetta a me difendere la professionalità di Fabio Fazio. E non ci vuole un genio per capire che il suo addio alla Rai rappresenta un danno per l’azienda e il servizio pubblico. L’arroganza, l’ottusità e il rancore possono far parlare così. Ma un ministro non può parlare così». Matteo Orifini va fuori di testa: «“Esser stronzi è dono di pochi, farlo apposta è roba da idioti” (cit.)». La sinistra mobilita tutta l’artiglieria per salvare il soldato Fazio.
Carlo Calenda si accoda: «Se questo è un ministro della Repubblica».
Entra nello scontro politico anche la consigliera Rai Francesca Bria: «L’uscita di Fabio Fazio dalla Rai è un danno all’azienda in termini di identità, qualità culturale e ascolti. Una brutta notizia per il Paese. Negli anni tante belle pagine di servizio pubblico, fra tutte il memoriale della Shoah con Liliana Segre. Scelta scellerata mai portata in Cda». Velenosa la risposta che arriva da Maurizio Gasparri di Fratelli d’Italia: «Non riesco a capire perché ci siano queste polemiche intorno a personaggi come Fazio e come Augias, la cui competenza, la cui qualità, il cui equilibrio sono noti a tutti.
Mai una polemica, mai un intervento sopra le righe. Ma se poi Fazio dovesse decidere, come si legge, di passare a un’altra emittente, come potrebbe mai la Rai sostituirlo?
Se il noto conduttore dovesse, per sua autonoma decisione, passare a un’altra emittente televisiva propongo alla Rai di lasciare vuoto lo spazio televisivo mettendo un’immagine fissa al posto di Fazio. Come si può immaginare una televisione pubblica senza Fazio e senza i suoi dibattiti notoriamente equilibrati e privi di accenti polemici? Se Fazio se ne va, RaiTre lo sostituisca con qualche ora di silenzio senza trasmissioni, nessuno è pari a Fazio, nessuno potrebbe sostituirlo. Tanto nomini nullum par elogium».
L’addio di Fazio alla Rai spacca ancora una volta la politica.
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