Uffici chiusi: innocente resta in cella

Diego Volpe Pasini non è solo. Ancora in carcere, si spera, per un giorno, non è stato rinnegato se non dal sindaco di Udine che lo aveva nominato consigliere per la sicurezza. La vicenda è istruttiva per far intendere il rischio cui ogni cittadino è esposto davanti a una magistratura che non valuta i fatti ma le carte. Dunque, una mattina Volpe Pasini viene arrestato perché non ha dato gli alimenti alla moglie separata e al figlio.
La prigione consacra la ritorsione di una moglie. Ed è un’evidente metafora del matrimonio. Fortunatamente non sarà un ergastolo. Perché lunedì Diego dovrebbe tornare libero essendo, oltre che il comportamento, anche le carte a posto. Eppure anche il lieto fine non è senza amarezza per l’indifferenza della «giustizia alla dignità degli uomini». Un amico comune sigilla il paradosso e noi siamo con lui: «Diego scarcerato uscirà lunedì perché il sabato e la domenica gli uffici sono chiusi. Roba da pazzi». Non si può essere liberi, o liberati, nei giorni festivi.
Diego viene arrestato per essere stato un buon padre, per la causa di una donna delusa e, forse, pronta a rivendicare un diritto inesistente. Perché un uomo dovrebbe mantenere la ex moglie? Perché la fine di un rapporto deve avere un seguito, un «risarcimento» in danaro? Già questo indesiderato effetto sarebbe una buona ragione per non sposarsi, se il matrimonio serve a garantire ciò che viene dopo. Ma la magistratura è implacabile, e Diego viene arrestato anche se il fatto non sussiste.
Della moglie so poco. Del figlio posso dire di averlo visto felice in compagnia del padre, in perfetta sintonia di idee e di affetti, pronti a sostenersi, a ridere, a giocare, con uno spirito d’avventura che segna i rapporti migliori fra padre e figlio. Immaginare che Diego sia arrestato, e quindi separato dal figlio, un padre-amico, è motivo sufficiente a una rivalsa contro lo Stato, e a una richiesta di danni per avere mortificato, con la pena del padre, proprio il figlio che lo ammirava e lo ammira. Certamente un trauma. E una punizione senza colpa. Perché, dopo un iniziale contenzioso con l’ex moglie, cui era seguita una condanna in primo grado a quattro mesi, Volpe Pasini aveva regolarmente pagato il contributo stabilito dal giudice. E pensando, con ciò, d’aver sanato il reato, probabilmente non aveva fatto appello contro la condanna.

Così mi pare d’aver capito, perché la vicenda è punteggiata da telefonate di amici che, ogni giorno, hanno chiesto il mio intervento e mi hanno raccontato con orrore e scandalo di quest’avventura kafkiana. Colavitti, Mirko, Nicoletti, Versace, Del Negro, Agrusti: nessuno ha dimenticato Diego, innocente costretto a rimanere in cella perché c’è il week-end.
Vittorio Sgarbi

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