Ne sono rimaste solo 22 esemplari e, fra pochi mesi, dovremo scrivere che ne erano rimaste solo 22 esemplari, visto che, a meno di un miracolo, entro giugno saranno dichiarate estinte. I messicani le chiamano «vaquitas», che significa «piccole mucche» e vivono in una ristretta area del golfo di California. Sono cetacei simili ai delfini e, in questo caso, si tratta delle più piccole focene al mondo perché arrivano a pesare mediamente 50 chili. Sono mammiferi molto elusivi che non emettono soffi di vapore visibili ma comunicano tra di loro con suoni particolari e si possono osservare da lontano perché amano nuotare in acque talmente basse che il loro dorso non rimane totalmente sommerso.
Jorge Ramírez, professore presso l'Università Autonoma della Baja California Sur, ha recentemente affermato che gli scienziati del Comitato internazionale per il recupero della vaquita (Cirva) pubblicheranno un rapporto ufficiale questo fine settimana sulla loro popolazione.
La causa di questa estinzione quasi certa non è la caccia diretta. Ai messicani, delle vaquitas, non importa assolutamente nulla. Quello che invece gli interessa moltissimo è la «cocaina acquatica», come l'hanno definita i cinesi che ne sono forti consumatori. Si tratta della vescica natatoria del pesce totoaba (Totoaba macdonaldi) venduta essiccata sui mercati orientali con i soliti poteri medicinali, uniti a una particolare prelibatezza alimentare. In Cina 100 grammi della vescica essiccata arrivano a costare fino a 10.000 dollari e, oltre al mercato di Hong Kong, negli ultimi anni si è aperta anche la via del commercio on line. Il fatto che la pesca del totoaba sia proibita dal 1975 non fa che aumentarne il prezzo. I messicani, in fatto di droghe, sanno fare i loro conti e non temono neanche i militari e le forze di polizia, figuriamoci una legge emanata da società che si occupano di specie animali.
Così, a causa di credenze popolari e sciamaniche, rischiano di scomparire sia il totoaba, per la caccia spietata che gli danno i pescatori di frodo del Messico, sia la piccola vaquita che incappa nelle loro reti di posta rimanendovi impigliata e annegando in poca acqua.
Le stime dell'èquipe di Ramirez che ha studiato le piccole focene su una rete di monitor acustici a fine estate, ha portato a un conteggio di soli 22 soggetti. Calcolando 11 mesi di gestazione e un solo piccolo partorito, ci vorrà un miracolo per preservare questo mammifero marino.
Il picco della stagione del totoaba è il mese di maggio e il timore che, questa volta, le vaquitas saranno spazzate via completamente è quasi una certezza.
La Sea Shepherd Conservation Society afferma che sta facendo tutto il possibile per evitare che ciò accada e ogni notte fa uscire le proprie navi per rimuovere le reti nascoste. E ogni notte le bombe incendiarie dei pescatori attaccano le navi ambientaliste. Anche i mezzi dei marines e della polizia federale sono stati speronati dai pescatori che sembrano non temere nessuno. Qualcuno avanza un'ipotesi sul perché i pescatori stiano diventando così violenti da ingaggiare battaglia con i militari. Probabile che le loro reti siano state pesantemente danneggiate e loro, stiano indebitandosi prendendo a prestito denaro dai trafficanti di totoaba cinesi e messicani per comprare reti nuove, in un circolo vizioso di violenza e ricatti.
Chi ci guadagna veramente sono i trafficanti cinesi che trasportano le vesciche del totoaba sul mercato di Hong Kong.
Il leader dei pescatori messicani, Sunshine Rodriguez, ha detto alla stampa: «Conosco poveri pescatori che si dedicano al 100% a questo business e non hanno nemmeno 10 dollari per mettere benzina nel serbatoio della loro panga. I cinesi, loro sì, che sanno fare i conti».E il governo messicano che fa? Forse la siesta.
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