Tra rinuncia allo stipendio e riduzione dei compensi elargiti ai cardinali, che di ciò furono informati tramite una missiva inviata nel 2023 dal Prefetto dell'Economia vaticana Maximino Caballero Ledo, il papato dell'attuale Pontefice pare essersi improntato su una ricerca del risparmio finalizzata a mettere un freno alle uscite del Vaticano per la Chiesa: ciò nonostante, gli introiti restano comunque alti e non mancano le possibilità, anche per papa Francesco, di avere fonti da cui attingere per provvedere al proprio sostentamento.
Il vescovo di Roma, fin dal momento della sua nomina nel 2013, scelse di non percepire più i 2.500 euro mensili di cui, ad esempio, il suo predecessore Benedetto XVI aveva beneficiato negli anni precedenti: tutto ciò in nome di una frugalità che dichiaratamente aveva spiegato di voler perseguire durante il suo mandato da vicario di Cristo. Dopo di che papa Francesco ha esteso questo "taglio" anche a una serie di costi sostenuti per la Chiesa, senza tuttavia rinunciare ad altre entrate preziose come quella ribattezzata "Obolo di San Pietro", che viene ridistribuito per colmare varie voci di spesa.
Come detto, per il ruolo da lui assunto, il Pontefice ha diritto di percepire uno stipendio massimo mensile di 2.500 euro, e così aveva fatto anche papa Ratzinger. L'addio al compenso, tuttavia, non significa rinunciare a qualsiasi genere di introito, che può essere scorporato dal cosiddetto "Obolo di San Pietro", un fondo gestito dallo Ior (Istituto per le opere di religione) in cui confluiscono le collette e le donazioni effettuate dai fedeli e raccolte nelle chiese di tutto il mondo e che a giugno vengono destinate alle varie diocesi e a finanziare i vari progetti benefici illustrati anche sul sito web ufficiale. Stando ai dati riportati dall'Avvenire, gli introiti relativi all'Obolo di San Pietro nel 2022 ammontavano a circa 107 milioni di euro, a fronte di uscite utilizzate per sovvenzionare le iniziative di carità pari a 95,5 milioni.
In questa attività di taglio delle spese sono rientrate anche le riduzioni dei compensi tradizionalmente elargiti dal Vaticano ai porporati: nel novembre dello scorso anno, infatti, papa Francesco ha deciso di intervenire decurtando gli stipendi dei cardinali di 500 euro. Nessun rischo, comunque, di arrivare all'indigenza, dato che prima di questa spending review il netto era di 5.500 euro: semplicemente il pontefice ha scelto di eliminare due voci dalla busta paga, vale a dire la "Gratifica per la Segreteria" e l'"Indennità di Ufficio". Con questo taglio, quindi, il compenso dei porporati, pur alto, è stato ridotto del 10%.
Per quanto concerne gli altri ruoli, invece, lo stipendio di un vescovo
raggiunge i 3mila euro, mentre il sacerdote arriva solo a 1.200 euro mensili: suore e frati non hanno diritto ufficialmente ad alcun compenso, a meno che non svolgano dei ruoli per i quali è previsto uno stipendio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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