Stefano Vladovich
Due uomini uccisi a colpi di pistola, un assassino che si costituisce dopo poche ore. E loro, gli inquirenti, alle prese con un caso difficile, che rompe definitivamente la pax fra le «famiglie» del litorale. Regolamento di conti finito in tragedia, giovedì notte a Ostia, sotto labitazione di un 45enne, Augusto Patacchiola, considerato da polizia e carabinieri come lautore del duplice omicidio. Vittime un giovane di 25anni, Fabio Carichino, e un 58enne di origine pugliese titolare di una sala giochi, Franco Calabrese, colpito dallultima pallottola esplosa da unarma semiautomatica. Tre i colpi sparati, altrettanti quelli inesplosi a terra, e un corpo, quello di Carichino, steso sullasfalto in attesa di unambulanza.
La cronaca di una nottata di paura comincia dopo cena quando lauto del 25enne, un fuoristrada di grossa cilindrata, viene data alle fiamme. Motivo? Se lo chiedono in tanti ma nessuno trova la risposta giusta. Intanto cresce la rabbia e la voglia di chiarimenti con la persona sospettata dellazione «infame». Poco prima delluna Carichino e Calabrese, che considerava Fabio come un figlio adottivo, assieme a un gruppo di amici si presentano davanti il portone del sospetto piromane. Una ventina di persone inferocite. «Scendi», urlano al citofono di unelegante palazzina di via Isole Salomone, allangolo con via Isole del Capoverde. In casa, però, solo i familiari di Augusto. La sete di vendetta scoppia quando qualcuno indica una vettura parcheggiata in strada, una Renault Clio identica a quella delluomo svanito nel nulla. La situazione sfiora il paradosso: calci e pugni sul cofano e sul parabrezza, gomme squarciate. Ma è lauto sbagliata. Dallaltra parte del marciapiede il proprietario, un ragazzo appena uscito con degli amici da un locale vicino. «Lasciatela stare, quella è mia, vi siete sbagliati», cerca di spiegare. «Quelli non capivano cosa stessi dicendo - racconta Marco, chiamiamolo così - pensavano fossi chissà chi. Improvvisamente arriva una macchina, credo con due persone a bordo. Una era quella che cercavano, tanto che mi lasciano stare immediatamente. Pochi secondi dopo sento il primo colpo di pistola e mi metto a correre come un forsennato verso un bar ancora aperto». Accade tutto in pochi istanti, senza che nessuno dei presenti sia in grado di difendersi o gettarsi a terra per schivare il piombo. Fra i nuovi arrivati cè anche il padre delluomo accusato del rogo. Dallutilitaria il killer punta larma contro Carichino e lo centra in pieno petto. Il colpo fatale raggiunge il cuore e lo trapassa da parte a parte. Carichino crolla in mezzo alla strada, gli amici cercano di bloccare lassassino. Questo ricarica e prova a sparare di nuovo. Ma la pistola, una calibro 7,65, sinceppa. Non si perde danimo, «scarrella» due o tre volte per sbloccarla, tre proiettili vengono espulsi dal caricatore. Poi larma fa nuovamente fuoco in direzione del gruppo di gente. Una, due volte. Subito dopo la Clio riparte a tutto gas. Calabrese è ferito al torace, gli amici provano a tamponare lemorragia, qualcuno decide di trasportarlo al Grassi senza attendere larrivo dei soccorsi. Il primo arriva in ospedale cadavere, laltro respira ancora ma ha perso tanto sangue, troppo. E in pochi minuti ai medici non resta che stendere il secondo referto di morte.
«Stiamo ricostruendo lesatta dinamica dei fatti con il presunto autore del massacro - spiega il capitano dei carabinieri Saverio Spoto -. Il movente? Dissidi, vecchi rancori.
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