Intuizione, costanza e un pizzico di follia. Senza queste tre doti - anche la terza lo è - Alberto Sonino non sarebbe riuscito a realizzare un sogno, quello di trasformare un lembo di terra abbandonato nel cuore della laguna veneziana in un piccolo gioiello dove la nautica avrà un ruolo fondamentale.
Il lembo è lisola della Certosa, a meno di 300 metri dal Lido della star cinematografiche e a due chilometri da Piazza San Marco. Un vero passaggio obbligato per chi vuole raggiungere la Serenissima dal mare transitando per quellarea che sino agli anni Cinquanta era utilizzata per lindustria bellica. Sonino - velista professionista con un brillante palmarès nei catamarani - ha sempre avuto il chiodo fisso di far rivivere i tempi in cui la «sua» Venezia era padrona del Mediterraneo.
«Il rapporto di questa città con lacqua è andato perdendosi negli anni - racconta Alberto - anzi è diventato il problema numero uno: moto ondoso, alta marea, ormeggi introvabili, sport nautici in crisi. Così i veneziani si sono disamorati di quello che in realtà è un vero e proprio tesoro, in grado di generare ricchezza e posti di lavoro. Il mare è storia, una componente sociale di cui la Venezia avrebbe bisogno per uscire dagli stereotipi».
Dalle parole ai fatti. Nel 2004, Sonino si ritrova - «a sorpresa, visto che il vincitore della gara aveva rinunciato perché lisola era in uno stato di degrado avanzato», ammette - a gestire con la sua società «Vento di Venezia» il progetto di recupero della Certosa. Con la classe del velista e la tenacia del manager riesce nel primo miracolo. Nasce un marina con un centinaio di posti barca, rimessaggio, negozi e veleria; recupera una struttura per la costruzione di scafi tradizionali in legno; trova una sede originale allIstituto Europeo del Design e ospita un piccolo hotel immerso nel verde.
«Mi sono tenuto distante dai giochi politici - continua - coinvolgendo tutti grazie al mio piano economico sostenibile e compatibile con la specificità dellisola. Ho trascorso migliaia di ore nei corridoi degli uffici pubblici tra pratiche burocratiche e incontri di ogni tipo. Più faticoso di quando facevo le regate oceaniche con Soldini».
Però ne è valsa la pena. In ottobre è partita la seconda fase di recupero: 30 milioni di euro come budget per recuperare 24 ettari di parco in cui si trovano ben 46 edifici. Tobia Scarpa è larchitetto incaricato dellambizioso progetto che va ben oltre lampliamento della darsena, con 300 posti barca e servizi ai massimi livelli per chi arriva da lontano ma anche e soprattutto «pontili liberi e gratuiti per i veneziani che devono ritrovare la vocazione marinara, sopita da decenni di politiche contrarie». Ci saranno un campus universitario, una zona per gli sport acquatici, ristoranti e hotel, persino una stazione aerostatica e una grande piscina galleggiante. E soprattutto si potrà visitare il parco di uno dei gioielli della laguna.
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