La vera lobby di viale Mazzini è il soviet sindacale Usigrai

RomaLa struttura Beta può garantire in Rai quattro assunzioni su cinque, e questo quando governano gli altri, perché sennò si arriva a sei su sette. Facile, le sovraintende il sindacato bulgaro di base, l’Usigrai, schieratissimo e con incroci anche nel sindacato nazionale dei giornalisti, la Fnsi, presieduta appunto da un ex Usigrai, Roberto Natale.
Il soviet sindacale è il braccio armato della struttura Beta che tiene in pugno Viale Mazzini, il corpaccione Rai che resiste ai cambi di stagione. Non è l’apice, la parte alta della struttura, incarnata dai consiglieri di opposizione. Su tutti «Lupara rossa», soprannome di Nino Rizzo Nervo, piddino (grande amico di Gentiloni, ma il partito Rai è cosa un po’ a se stante), già direttore della TgR Sicilia (dove si guadagnò quel nomignolo e molti buoni rapporti con la magistratura) e poi del Tg3 (dove epurò dalla conduzione Rosanna Cancellieri), indicato come l’attuale uomo forte in Rai, dopo l’uscita di Masi e lo scoppio del caso P4. È «Lupara rossa» che sta mettendo veti incrociati per bloccare le nomine della direzione generale, ed è lui che raccoglie dossier e informazioni interne all’azienda (la conosce meglio degli altri consiglieri) e le dosa ai compagni di battaglia, quando occorre spalleggiato dai giornali amici (Il Fatto, Repubblica) o dal solito Usigrai. Che invece agisce ad un livello parallelo ma più basso, mettendo veti e preferenze su assunzioni, promozioni, spostamenti e carriere dentro le redazioni. Anche perché, risalendo ai vertici, a capo delle Risorse Umane e Organizzazione della Rai si trova un altro nome di centrosinistra, il direttore Luciano Flussi (considerato vicino all’ex Margherita).
Giù si trovano i cdr, i nuclei sindacali dentro i tg e i gr, che sono la base di quel potere piramidale espressione del sindacato di parte. Con rapporti di forza che viaggiano sul 70-30, la proporzione tra giornalisti Rai di centrosinistra e quelli di centrodestra com’è fotografata dall’ultima elezione dei delegati Usigrai (il cui esecutivo è fatto da 11 giornalisti, dieci di centrosinistra...). Persino nel cdr del Tg1 sono due di sinistra e uno di centrodestra, come nel Tg2, tre a zero invece al Tg3 e a RaiNews24, tre progressisti contro due nel comitato del Giornale Radio. Sempre in maggioranza.
Spingono, promuovono, raccomandano, fanno lobby. E guai a chi li tocca. Quando l’ex direttore generale Masi (che si è scontrato con il consociativismo imperante in Rai pagandone caro prezzo) ha chiuso Neapolis, un programma prodotto dalla TgR Campania (considerato inutilmente dispendioso dall’azienda), l’Usigrai ha fatto le barricate. Perché? Carlo Verna, segretario del sindacato, è giornalista proprio di quella redazione napoletana, tanto che il programma era considerato un prodotto Usigrai... Come non bastasse c’è pure l’Adrai, cioè l’associazione dei dirigenti Rai, in sostanza il «sindacato» dei direttori, che è sulla stessa linea, nel blocco Beta. La guida un uomo di sinistra (ex Ds), Andrea Lorusso Caputi, che è un altro tassello chiave per entrare nella macchina Rai, nel potere vero Rai, non quello delle macchiette al telefono. Caputi è infatti anche direttore della Produzione Tv, area che conta 4.500 dipendenti, diversi milioni di euro di portafoglio e che controlla i quattro grandi centri di produzione Rai, Roma, Milano, Torino e Napoli. Suo vice all’Adrai è un altro uomo di potere Rai, Valerio Fiorespino (area Pd, molto vicino all’Usigrai), a capo di un settore nevralgico, le Risorse tv, direzione da cui passano contratti e contrattoni dei big...
Un grande potere, che si salda con altri ingranaggi della struttura Beta. C’è per esempio l’impero sulle venti sedi regionali, la TgR che conta 800 giornalisti. La maggioranza delle sedi regionali pende a centrosinistra, nella misura di «ottanta a venti», spiegano da Viale Mazzini (solo Lombardia, Lazio e Calabria hanno caporedattori di centrodestra). Quando il Giornale Radio Rai ha chiesto alla sede ligure un pezzo sulle tangenti Enac (roba di Pd) si è sentito rispondere che non era previsto nessun servizio. L’intelligence interna funziona benissimo, la struttura Beta fa rete alla grande. A dirigere l’Internal auditing c’è Marco Zuppi, vicino al mondo Acli, anche lui area Pd.

Come vicino al partito di Bersani è Fabio Belli, direttore Pianificazione Finanza Controllo Rai. Poi, dentro la megastruttura Beta, c’è un pezzo importante di Rai Fiction e metà Rai Cinema, colonizzata dagli interessi (solo culturali...) veltroniani. Molti soldi e molto potere. Anche senza l’aiuto di Pionati.

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