La Befana vien di notte, così esordisce una vecchia filastrocca legata all'immagine di questa figura unica, a volte confusa con una strega e a volte con un'anziana burbera. Ma chi è la Befana e qual è il suo ruolo all'interno delle tradizioni e del folklore locale? Da semplice dispensatrice di doni, regali e frutta di stagione a emblema del vecchio anno ormai in chiusura, quale propiziatrice di buon auspicio.
Le origini di questo personaggio giungono dal passato più lontano, attraverso epoche storiche e per trasformarsi nel ruolo più noto. Scopriamo chi è la Befana e perché le è stato affidato il compito di chiudere la porta virtuale delle feste legate al Natale.
Befana, le origini del nome
Le origini del nome Befana rimandano direttamente al greco e alla modifica corrotta del termine di Epifania, che significa “apparizione” o “manifestazione”. Infatti la Befana si celebra proprio il 6 di gennaio quale data concomitante con la rivelazione di Gesù Bambino, con la venuta e la manifestazione al mondo del figlio di Dio. Questa festività trova spazio sia all'interno delle celebrazioni pagane che in quelle cristiane, esattamente come la stessa figura della Befana.
Una presenza folkloristica e natalizia molto diffusa sul territorio italiano e che, per similitudini, rimanda alle gesta di Santa Lucia e di San Nicola, prima dell'avvento di Babbo Natale. Ma anche alla figura celtica di Perchta e che si collega a Frigg in Scandinavia, Holda in nord Europa, Bertha in Gran Bretagna, Berchta in Austria, Svizzera, Francia e Nord Italia.
Befana, da dea a strega
Il ruolo originario della Befana riporta in vita antichi riti pagani, utilizzati per concludere l'anno e per propriziare raccolti agricoli abbondanti. Una tradizione accolta anche dagli antichi Romani che scelsero il 6 gennaio quale data della morte e della rinascita della natura, esattamente dodici giorni dopo il solstizio d'inverno. Secondo l'antica credenza durante questo limbo temporale alcune figure femminili solcherebbero i cieli, volando leggiadre sopra i terreni agricoli per propiziare fertilità e raccolti rigogliosi. Nell'immaginario collettivo la figura volante era legata a Diana, dea della caccia e della vegetazione, ma c'era chi la identificava con altre divinità ovvero Sàtia, dea della sazietà, oppure Abùndia dea dell'abbondanza.
Con il tempo la fisionomia della stessa ha lentamente cambiato aspetto trasformandosi in una donna anziana con capelli bianchi e naso aduco, vestita di stracci e con le scarpe rotte, quale simbolo dell'anno giunto al termine, con gli ultimi riti per agevolare raccolti floridi e come atto di purificazione e rinascita. Per questo è usanza bruciare un fantoccio con le sue sembianze, simbolo della conclusione dell'inverno e momento di rinascita della terra. La cenere avanzata veniva poi sparsa sui campi quale segno di buon auspicio.
Questi riti hanno trovato forte ostruzionismo nei dettami della Chiesa cattolica che spogliò l'immagine della vecchina dal suo ruolo pagano, trasformandola in una strega volante con influenze sataniche. Per questo, ancora oggi, la figura della Befana è spesso confusa con una delle streghe di Halloween, perdendo così il suo ruolo di benefattrice.
Befana e Re Magi, un'occasione persa
Solo con il passare dei secoli la Befana è stata finalmente accettata dalla Chiesa cattolica, assumendo un doppio ruolo a metà strada tra religione e folklore pagano, ritrovando gli abiti logori della vecchina con le scarpe rotte, dal carattere burbero ma compassionevole e amabile con i bambini. Secondo la tradizione cattolica i Re Magi in viaggio verso Betlemme avevano smarrito la via e, per questo motivo, decisero di bussare alla porta della Befana, domandandole la strada per la capanna del bambinello.
Ad aprire fu proprio l'anziana donnina intenta in alcune faccende e che, diffidente, decise di non credere alla storia narrata e neppure ai doni che stavano trasportando per il bambinello. Nonostante l'invito a seguirli la Befana li cacciò, ma se ne pentì quasi subito rimediando con il preparare un sacco ricolmo di doni, cibo, frutta secca da donare al nuovo nato. Uscì per raggiungerli ma senza nessun esito, così decise di bussare a tutte le porte elargendo doni nella speranza di imbattersi proprio in Gesù Bambino.
Il rituale del 6 gennaio impone, da tempo, che i piccoli lascino una calza appesa al camino o delle scarpe nuove fuori dalla porta.
La Befana, che veste abiti logori e possiede scarpe rotte, ringrazia per l'offerta regalando dolci e doni. Il rituale del carbone rimanda invece proprio alle ceneri dei falò, un segno di buon auspicio per la fine di un anno e l'inizio di un nuovo cammino lungo 365 giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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