Il viaggio perfetto (che nasce da fermo)

di Marco Lombardo

Ho fatto un viaggio per voi, ma in realtà sono rimasto fermo. Eppure senza neanche partire è stato un viaggio davvero interessante, che mi ha fatto capire molte cose. Soprattutto su quello che mi (e vi) serve per fare un viaggio. E, giuro, non sto farneticando. Il punto che ho fatto visita a Expedia, che tra le aziende che vendono viaggi online è un colosso mondiale: ha la sede principale vicino a Seattle, negli Usa, ma ha uffici in tutto il mondo. E non è una semplice agenzia di turismo: è un posto dove il turismo diventa un affare da agenti. Segreti.

In pratica: Expedia Londra, dove sono stato io, è due piani pieni di gente che brulica davanti al computer, nelle salette riunioni, perfino nelle postazioni videogame e biliardo o financo quelle adibite a bar e mensa. Duemila persone che entrano ed escono, parlano, analizzano, lavorano e fanno pausa. Tutto in ordine sparso e a qualsiasi ora del giorno, perché la regola aziendale è che la notte (e la sera) sono fatte per la vita privata. Tra tutti questi ingegneri, informatici, analisti, esperti di marketing, pubblicitari e pr, c'è anche un Lab, che uno dei tre esistenti al mondo: gli altri sono a Bellevue (appunto vicino a Seattle) e a Singapore. E in questi Lab si viaggia stando fermi. Seduti.

Ho fatto insomma la cavia, e devo dire che l'esperienza è stata strana, molto strana: sognavo di essere ad Amsterdam con la mia famiglia, eppure ero lì davanti al computer a cliccare. Mentre alcuni sensori scrutavano il mio comportamento. Già, perché sulla mia faccia erano stati applicati dei chip: due dove si aggrotta la fronte (perplessità), uno sullo zigomo (felicità); il tutto mentre una microtelecamera scrutava il movimento del mio occhio (interesse). E quando ero lì, a vagare per il mondo con il mouse, dall'altra parte del vetro un analista di Expedia mi faceva domande. Tipo: Perché secondo te sta succedendo questo?. Oppure: Perché hai scelto questo hotel?. Od anche: C'è qualcosa che non ti piace in quello che vedi?. Il risultato è stato tutto registrato: un grafico con movimento ed emozioni che alla fine aiuta quelli di Expedia a proporre il viaggio perfetto.

Come me, di cavie così ne passano tante: a Londra sono stati fatti finora circa 1500 test ma il programma è di aumentare gli esperimenti. Ho saputo, alla fine, che il mio viaggio è servito a capire che dal sistema mi sono state offerte troppe soluzioni fuori dal centro; e che dunque si rimedierà. Così come viene fatto quotidianamente inserendo testi più comprensibili, spiegazioni più chiare su ciò che è a disposizione in un hotel, foto più accattivanti. Per quelle, per esempio, Expedia sta acquisendo una start up creata da fotografi professionisti. Nulla dunque è lasciato al caso, e quando mi sono alzato dalla sedia mi sembrava davvero di non essere stato fermo. E così alla fine, di sicuro, ho capito una cosa: tutto questo lavoro garantisce qualità, visti anche i prezzi scontati che mi sono apparsi a più riprese. Si può viaggiare insomma in posti magnifici senza svenarsi, e se vi capiterà di averne la prova sappiate è che è stato anche grazie a me.

Che ero fermo lì sulla mia sedia pur trovandomi ad Amsterdam. Mentre poi ho sputo che quella prima di me era andata ai Caraibi: 30 giorni in un bungalow di lusso davanti al mare per meno di 2000 mila euro. Mi sa che lei invece è partita.

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